sabato 10 aprile 2010
la Pasqua non è l’annullamento della Croce
Tommaso si arrende. Si arrende alle ferite che Gesù non nasconde, anzi esibisce: il foro dei chiodi, toccalo; lo squarcio nel fianco, puoi entrarci con una mano; piaghe che non ci saremmo aspettati, pensavamo che la Risurrezione avrebbe cancellato, rimarginato e chiuso le ferite del Venerdì Santo.
E invece no! Perché la Pasqua non è l’annullamento della Croce, ma ne è la continuazione, il frutto maturo, la conseguenza. Le ferite sono l’alfabeto del suo amore.
Il Risorto non porta altro che le ferite del Crocifisso, da esse non sgorga più sangue, ma luce. Porta l’oro delle sue ferite. Penso alle ferite di tanta gente, per debolezza, per dolore, per disgrazia. Nelle ferite c’è l’oro. Le ferite sono sacre, c’è Dio nelle ferite, come una goccia d’oro.
Ciascuno può essere un guaritore ferito. Proprio quelli che parevano colpi duri o insensati della vita, ci hanno resi capaci di comprendere altri, di venire in aiuto. La nostra debolezza diventa una forza. Come dice Isaia: guarisci altri e guarirà presto la tua ferita, illumina altri e ti illuminerai.
Vorremmo che la Pasqua fosse la festa per tutti e non resta che pregare e amare.
Lo faccio con le parole di Madre Teresa di Calcutta:
"Signore, Ti prego dona luce agli smarriti e disperati
per vedere la cupa profondità della loro tentazione.
Dà loro il Tuo amore affinché possano almeno intravedere
le ricchezze che Tu hai preparato per tutti noi.
Infondi in loro lo Spirito Santo
affinché possano vedere che Tu hai bisogno di loro
e li ami ed hanno ancora uno scopo nella vita,
quello di trasmettere l'amore e la misericordia che hai per loro.
Dà loro la speranza per il futuro e lasciali vivere, Signore".
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