Quando ti avvicini a me, o Dio, è il momento in cui cerco un orientamento, il momento di un nuovo inizio, dell'ascolto, il momento di essere attento a segni: a quelli che potrebbero mostrarmi il cammino, se solamente io mi lasciassi condurre. Diventare attento, ascoltare, fare la differenza, convertirsi, ripartire da zero: fammi imparare tutto questo, o Dio.
Parola - Seconda lettura Gc 5, 7-10
Fratelli, siate pazienti fino alla venuta del Signore. Guardate l'agricoltore: egli aspetta pazientemente il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le piogge d'autunno e le piogge di primavera.
Riflessione
Gesù ha posto nei solchi della storia il seme della salvezza totale dell'uomo. Il seme cresce, con il tempo si svilupperà e si trasformerà in frutto completamente maturo alla venuta nella gloria di Cristo. Il frutto non è ancora manifesto, ma lo possiamo contemplare nella fede e già ne possiamo godere nella speranza. Non si tratta di una pazienza passiva, intesa come rinuncia da parte dell'uomo, che si attende tutto dall'alto; ma di una pazienza attiva che impegna ad irrobustire le mani fiacche, a rendere salde le ginocchia vacillanti, ad infondere coraggio. Il contadino deve essere paziente, ma dopo avere lavorato sodo.
Parola - Vangelo Mt 11, 2-11
«Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?» ... «I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti ... ai poveri è predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me».
Riflessione
A volte, può sembrarci intollerabile un Dio che parla e si comporta in modo diverso da come noi desidereremmo. È difficile accettare un Dio che non agisce secondo le nostre previsioni, che viene per strade diverse da quelle sulle quali noi l'aspettiamo. Non è sufficiente essere disposti ad accettare Dio; è necessario accogliere un Dio «diverso», avere pazienza e accettare le sue regole di intervento. È questo Dio reale che dobbiamo evangelizzare. I non credenti, in modo esplicito o anonimo, rivolgono a noi la domanda che gli ebrei rivolgevano a Giovanni: «Avete davvero trovato il Messia? Ha davvero portato la gioia nella vostra esistenza, o dobbiamo continuare a cercarla per le strade del peccato?». Non si accontentano di risposte astratte; esigono risposte esistenziali: fateci vedere che cosa è cambiato in voi, dal momento che credete in Cristo. Noi pure dovremmo poter dire: eravamo ciechi e ora ci vediamo, eravamo lebbrosi ed ora siamo mondi, eravamo smarriti e ora abbiamo ritrovato l'orientamento e la gioia di vivere. Su questo ci giochiamo la nostra credibilità.
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