Sii teso ad apprendere più che a insegnare,
poiché insegnando sei utile agli altri,
ma solo imparando farai il tuo bene;
e non abbandonare lo studio
fino a quando non avrai la certezza
di non aver più nulla da apprendere.
Subisci il fascino di ciò che è detto e non di chi lo dice, evitando in tal modo
l'accettazione passiva del sapere,
e preoccupati
che il tuo docente non ti impedisca
di progredire per tuo conto,
tenendoti legato a sé per amore.
Come è vero che ci si nutre del frutto
e non delle foglie del melo,
così anteponi sempre
il significato al significante
e ricorda:
la persuasione
ha bisogno di catturare gli animi con discorsi ornati, ma all'insegnamento si addice la chiarezza.
Là dove manchi la ricchezza dei contenuti
abbondano le parole;
è infatti costume di chi non ha progetto moltiplicare le strade o sfinirsi in tentativi.
Che certezza potrà mai trasmetterti
chi dubita di sé?
Solo chi ha una logica di azione resta se stesso,
fermo come il Sole,
mentre lo stolto è
instabile come l'erratica Luna;poiché chi ha una mente provvida incede con passo sicuro:
prima medita a lungo e poi parla correttamente,
per non doversi giudicare con vergogna.
Il desiderio di comprendere ciò che dicono i dotti
e ciò che fanno i buoni
arda sempre nel tuo cuore.
Impara a lungo, Astrolabio e
insegna solo quando sarai certo;
insegna tardi e non precipitarti subito a scrivere:
non voglio che il tuo insegnamento sia quello
di un maestro impulsivo, costretto a improvvisare
e a plasmare il sapere che deve trasmettere. "
Insegnamenti al figlio
di Pietro Abelardo
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