Queste brevi osservazioni nascono da una nota nel capitolo 12 di Il potere della stupidità, dove (nella prima edizione) avevo commesso uno stupido errore. Immaginavo che “tutti” conoscessero l’apologo dello scorpione e della rana. Alcuni lettori (tutt’altro che distratti o male informati) mi hanno detto che non sapevano di che cosa si trattasse. Così ho capito dove avevo sbagliato: solo perché ci capita di sapere una cosa, non è ragionevole credere che la conoscano anche “tutti” gli altri. E comunque quella piccola fiaba “esopica” può meritare qualche commento.
Non è charo quali siano le sue origini. Qualcuno pensa che si possa attribuire a Esopo, ma non risulta che sia stata scoperta in un manoscritto di duemila anni fa, né che esistesse in greco o in latino per antica tradizione “orale”. Non si sa chi sia l’autore, ma pare che sia in circolazione da poco più di cinquant’anni. È diffusa in molte lingue. Sembra che il testo originale sia in inglese. Ma è possibile che derivi da una più antica origine africana, la fiaba di una rana sulle sponde del fiume Niger.
La storia è questa. Uno scorpione vuole attraversare un fiume, ma non sa nuotare. Chiede a una rana di traghettarlo. La rana non si fida, ma lo scorpione la rassicura: “se ti pungessi annegherei”. La rana generosamente accetta, ma a metà percorso lo scorpione la colpisce con il suo aculeo velenoso. La rana, disperata e morente, gli chiede “Perché?”. Lo scorpione, prima di morire annegato, risponde “È la mia natura”...
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Qual è la “morale della favola”? Credo che il significato più forte sia proprio la sua inspiegabilità. Un agire con danno per sé e per altri senza alcun comprensibile motivo. Una follia che si annida nella “natura” umana, di cui si vedono molti esempi. Alcuni, per fortuna, più comici che preoccupanti – ma altri, purtroppo, dolorosamente tragici.
da Il potere della stupiditàLo scorpione e la rana
Giancarlo Livraghi – marzo 2007
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