Tiziano Terzani ad Oriana Fallaci, in "Lettere contro la guerra":
"Mi piace essere in un corpo che ormai invecchia. Posso guardare le montagne
senza il desiderio di scalarle.
Quand'ero giovane le avrei volute conquistare. Ora posso lasciarmi conquistare da loro. Le montagne, come il mare, ricordano una misura di grandezza dalla quale
l'uomo si sente ispirato, sollevato. Quella stessa grandezza è anche in ognuno di noi, ma lì è difficile riconoscerla. Per questo siamo attratti dalle montagne. Per questo, attraverso i secoli, tantissimi uomini e donne sono venuti quassù nell'Himalaya, sperando di trovare in queste altezze le risposte che sfuggivano loro restando nelle pianure. E continuano a venire.
L'inverno scorso davanti al mio rifugio passò un vecchio Sanyasin vestito d'arancione. Era accompagnato da un discepolo, anche lui rinunciatario. 'Dove andate, Maharaj?' gli chiesi. A cercare Dio', rispose, come fosse stata la cosa più ovvia del mondo. (...)
Per questo sto, Oriana, anch'io ritirato in questa sorta di baita nell'Himalaya indiana, dinanzi alle montagne più divine del mondo. Passo ore, da solo, a guardarle, lì maestose e immobili, simbolo della più grande stabilità, eppure anche loro, col passare delle ore, continuamente diverse e impermanenti, come tutto nell'universo.
La natura è una grande maestra, Oriana, e ogni tanto bisogna tornare a prendere lezione. Tornaci anche tu.
Chiusa nella scatola di un appartamento dentro la scatola di un grattacielo, con dinanzi altri grattacieli pieni di gente inscatolata, finirai per sentirti sola davvero; sentirai la tua esistenza come parte di un tutto molto, molto più grande di tutte le torri che hai davanti e di quelle che non ci sono più.
Guarda un filo d'erba al vento, e sentiti come lui.
Ti passerà anche la rabbia e sentirai l'amore".
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