“Quanto vi dicono fatelo e osservatelo” (Mt 23,3). I loro modelli, invece, non devono essere imitati: “non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno” (Mt 23,3). Insomma, la Parola di Dio è Spirito che dà vita, soltanto sulle labbra di chi la vive; chi non la considera valida per se stesso, e tuttavia l’annuncia, dice delle cose vere, ma senza il risultato della verità, ossia la liberazione di coloro che ne sono destinatari.
Il secondo insegnamento del vangelo odierno è un invito a prendere le distanze dal riposo della coscienza nel consenso altrui, che per il discepolo rappresenta sempre una grande trappola simile alle sabbie mobili: “Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano i posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare rabbì dalla gente” (Mt 23,5-7). Ai suoi discepoli Cristo intende dire che la benedizione di Dio non è sostituibile da nulla, e che la stima degli uomini, ricercata per sentirsi moralmente a posto, è come un narcotico, che addormenta la coscienza e non le permette di capire qual è la sua vera posizione davanti a Dio. Il discepolo riceve tutta la sua forza dal divino beneplacito, mentre il consenso o l’ostilità altrui rappresentano per lui in egual modo soltanto due impostori. Enzo Cuffaro
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