il Manzoni, nel capitolo XXII del romanzo, introducendo la figura di Federigo, ricorre a una similitudine che infonde nel lettore un sentimento di calma e di pace tranquilla. «A questo punto della nostra storia, noi non possiamo fare a meno di non fermarci qualche poco, come il viandante, stanco e tristo da un lungo camminare per un sentiero arido e selvatico, si trattiene e perde un po’ di tempo all’ombra d’un bell’albero, sull’erba, vicino ad una fonte d’acqua viva. Ci siamo imbattuti in un personaggio...»
La similitudine dell’ombra dell’albero e della fonte, gli fu evidentemente suggerita da un passo della quinta lezione di Eloquenza — un corso su Socrate — che il Monti tenne all’Università di Pavia nel 1803. «Coloro che d’estate viaggiano per discoperte e arse campagne, se incontrano lungo la via un qualche bell’albero pieno d’ombra, ringraziano la fortuna e, stesi sull’erba, si ristorano del loro penoso cammino, per riprenderlo quindi più rinfrancati e allegri. E noi pure viaggiamo per campi arenosi e sterili; e poiché oggi la sorte ci presenta una bella pianta e un bel fonte a cui rinfrescarci — la compagnia di un grandissimo personaggio — io credo che faremmo cosa da stolti se non ci arrestassimo a godere di questa gioconda ventura».
Cesare Angelini
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