“Abbiamo costruito, forse senza avvedercene, modelli prepotenti, spesso impraticabili e li abbiamo caricati incautamente sulle spalle della gente, fino a far sentire fallito chiunque non avesse resistito a portarli. Così i nostri modelli culturali ed ecclesiali finiscono per essere spietati e ci fanno spietati. Non tengono conto della povera tenera misura altrui, giudicano dall’alto di una gelida verità. […] La prepotenza del modello ha la meglio sulla tenerezza del volto. Non per niente viviamo in una società che grida, che urla sulle piazze, che esibisce l’onnipotenza dei progetti. È un inseguirsi sconcertante di maschere.”
(da A. Casati, Diario di un curato di città, Milano 1998).
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