Sogno una Chiesa che dica in maniera chiara e aperta di esistere per il Vangelo e per la fede degli uomini.
Sogno una Chiesa che né nella teoria né nella prassi ritenga di dover aiutare la potenza del Vangelo sui cuori con dei “provvedimenti”.
Sono una Chiesa che nella sua propria autoconsapevolezza e nella sua immagine tenga insieme, in una feconda tensione, gli elementi migliori della concezione di Chiesa cattolica, luterana, riformata e ortodossa.
Sogno una Chiesa che reagisce alla burocratizzazione nella misura in cui le circostanze oggettive lo consentono, e che si rapporta con le persone in maniera diversa da come suol fare l’amministrazione statale.
Sogno una Chiesa in cui nessuno più debba aver “paura della soglia” quando entra in un ufficio parrocchiale.
Sogno una Chiesa in cui non si può “diventare qualcuno” se non un testimone del Vangelo.
Sogno una Chiesa che nella sua vita comunitaria riesce a proporre in maniera credibile alla società moderna, con le sue tensioni, l’immagine alternativa di un convivere affatto diverso.
Sogno una Chiesa che è in grado anche di sostenere i conflitti e di risolverli in maniera diversa da come fa “il mondo” e nella quale nessuno sfrutti la questione della retta interpretazione del Vangelo per affermare la propria persona.
Sogno una Chiesa nella quale nessuno abbia più timori per il Vangelo e per la fede, se in tutto il mondo le cose non vanno esattamente come in un determinato luogo.
Sogno una Chiesa che intenda la propria “sacramentalità”, la vittoriosa presenza in essa della grazia divina, come la libertà liberante di poter pregare ogni giorno con fiducia, con riguardo a persone e a strutture: “Rimetti a noi i nostri debiti”.
Sogno una Chiesa cosciente del proprio reale ruolo vicario, ovvero nella dottrina e nella vita chiarisca che essa stessa non è la Gerusalemme celeste, bensì è destinata a scomparire quando verrà il regno di Dio, ovvero quando rimarrà solo ciò per cui la Chiesa terrena sta preparando la strada e a cui deve rimandare, ovvero la comunione con Dio e tra gli uomini.
Risvegliarsi dopo un simile sogno è sempre duro, anche a una certa distanza temporale dal Concilio. Senza sogni non vi sono però visioni guida. E senza visioni guida non c’è alcuna via che conduca nella terza epoca della storia della Chiesa.
Sogno una Chiesa che né nella teoria né nella prassi ritenga di dover aiutare la potenza del Vangelo sui cuori con dei “provvedimenti”.
Sono una Chiesa che nella sua propria autoconsapevolezza e nella sua immagine tenga insieme, in una feconda tensione, gli elementi migliori della concezione di Chiesa cattolica, luterana, riformata e ortodossa.
Sogno una Chiesa che reagisce alla burocratizzazione nella misura in cui le circostanze oggettive lo consentono, e che si rapporta con le persone in maniera diversa da come suol fare l’amministrazione statale.
Sogno una Chiesa in cui nessuno più debba aver “paura della soglia” quando entra in un ufficio parrocchiale.
Sogno una Chiesa in cui non si può “diventare qualcuno” se non un testimone del Vangelo.
Sogno una Chiesa che nella sua vita comunitaria riesce a proporre in maniera credibile alla società moderna, con le sue tensioni, l’immagine alternativa di un convivere affatto diverso.
Sogno una Chiesa che è in grado anche di sostenere i conflitti e di risolverli in maniera diversa da come fa “il mondo” e nella quale nessuno sfrutti la questione della retta interpretazione del Vangelo per affermare la propria persona.
Sogno una Chiesa nella quale nessuno abbia più timori per il Vangelo e per la fede, se in tutto il mondo le cose non vanno esattamente come in un determinato luogo.
Sogno una Chiesa che intenda la propria “sacramentalità”, la vittoriosa presenza in essa della grazia divina, come la libertà liberante di poter pregare ogni giorno con fiducia, con riguardo a persone e a strutture: “Rimetti a noi i nostri debiti”.
Sogno una Chiesa cosciente del proprio reale ruolo vicario, ovvero nella dottrina e nella vita chiarisca che essa stessa non è la Gerusalemme celeste, bensì è destinata a scomparire quando verrà il regno di Dio, ovvero quando rimarrà solo ciò per cui la Chiesa terrena sta preparando la strada e a cui deve rimandare, ovvero la comunione con Dio e tra gli uomini.
Risvegliarsi dopo un simile sogno è sempre duro, anche a una certa distanza temporale dal Concilio. Senza sogni non vi sono però visioni guida. E senza visioni guida non c’è alcuna via che conduca nella terza epoca della storia della Chiesa.
(O. H. Pesch, ne “Il Regno”, 20/2005)
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