giovedì 30 agosto 2012
I salmi, prima che espressione della fede in Dio, sono la narrazione dell’amore tra Dio e l’uomo
La tradizione ebraica e le tradizioni cristiane da millenni utilizzano questi testi per narrare e tramandare di generazione in generazione il mistero dell’incontro e del dialogo tra Dio e l’uomo, tra il cielo e la terra. Abbandonarsi a questa tradizione – come una barca si abbandona alle acque del fiume – è entrare nell’avventura di questo misterioso dialogo tra il divino e l’umano: da soggetti «confessanti», se ci si riconosce credenti, oppure da soggetti «uditori», se ci si proclama dubbiosi, incerti, indecisi o increduli. Per leggere un salmo (o per «pregare con un salmo» o «pregare un salmo») non si richiede necessariamente la fede ma, anteriore a questa, la disponibilità ad ascoltare ciò che in esso si dice. La fede è assenso a ciò che viene detto; ma l’assenso – il dire sì a ciò che è detto – presuppone l’ascolto: il fare spazio all’altro (in questo caso il testo) che parla. I salmi, prima che espressione della fede in Dio, sono la narrazione dell’amore tra Dio e l’uomo. Per questo essi sono un dono per tutti: per il credente che si riconosce in quella storia; per il non credente che l’ascolta o riascolta per decidere se entrarvi. Carmine Di Sante
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