venerdì 5 ottobre 2012
è più in basso di loro poiché deve levare gli occhi per guardarli e parlare con loro
Beati voi poveri”, e più avanti: beati voi che avete fame, beati voi che piangete... Bisogna collegare questi tre elementi: gli occhi alzati, la povertà e la beatitudine. E poi chiedersi: ma da dove sta parlando Gesù? Dove si trova per osare dire quelle parole? Parla dal basso, dal punto più basso che si possa immaginare. Nella bocca di Gesù, l'annuncio della beatitudine fatto ai poveri è assolutamente provocante: come osare dire ai poveri che sono beati, perché quello è proprio il senso della sua parola: non un invito a diventare poveri, come vediamo in Matteo, ma un'affermazione: voi siete beati, voi poveri! Gesù non è più sul monte, ne è disceso, è in mezzo ai poveri; meglio ancora, è più in basso di loro poiché deve levare gli occhi per guardarli e parlare con loro. E questa posizione di inferiorità fisica spiega perché Gesù può rivolgersi a loro lodando la povertà. Il povero occupa sempre il posto più basso e Gesù è proprio il povero in mezzo ai poveri; anzi, è il più povero. E la povertà di cui parla Gesù, è innanzitutto la sua. Solo un vero povero può permettersi di rivolgersi ad altri poveri dicendo loro che sono beati, perché lui parla del suo essere profondo di povero che risplende di beatitudine, di felicità, come proclama san Paolo: “Da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventiate ricchi per mezzo della sua povertà” (2 Co 8,9). Nessun altro se non lui potrebbe dire certe cose, associando queste le due parole beatitudine e povertà. Per questo non può che occupare il posto più basso dell'umanità, quello dell'abbassamento rivelato dalla sua incarnazione. Nelle strade delle nostre città, passiamo spesso davanti a dei poveri seduti per terra che levano gli occhi su di noi mentre noi il nostro sguardo lo abbassiamo su di loro. Lo sguardo di Gesù ci invita ad essere attenti al modo in cui i nostri sguardi si incrociano: è sempre il povero e il piccolo che alza gli occhi verso l'altro. Come Cristo.Gérard Guitton, francescano
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