Il tempo della notte
C'è un altro appuntamento della giornata carico di senso: la notte. Di solito quando si pensa al tempo, viene in mente il giorno con le sue ore di luce e con il fervore delle sue opere. Si lascia cadere in secondo ordine la notte, nonostante sia un tempo tanto importante quanto il giorno. Il calare della notte è il momento del resoconto. Si ripassa la giornata trascorsa e il più delle volte si prova rammarico per quello che non è andato bene, per le scelte sbagliate e le omissioni.
Altre volte, più raramente, si chiude il giorno contenti per eventi fortuiti a noi favorevoli. Sono capitati senza essere previsti. Si è stati semplicemente sorpresi. Bisogna riconoscere che nella vita il gratuito gioca un ruolo determinante. Non solo quando siamo lieti perché tutto è andato per il giusto verso. Ci sono stati incontri fortunati, esperienze esaltanti, progetti riusciti, ma anche quando qualcosa non ha funzionato a dovere e se ne prova delusione e scontentezza. Se al rincrescimento è unito anche un senso di colpa, è segno che si è persa un' occasione buona, si è sciupato del tempo e non si è colto il momento propizio. La riflessione della sera fa capire come è la vita, come essa corra sulle trame del gratuito. Si ripresenta nella sera quello che si è sperimentato alla comparsa della luce mattutina. Il gratuito è un grembo entro il quale siamo nascosti e protetti.
Ad esso si risponde con il sentimento della riconoscenza. La preghiera cristiana, in particolare il breviario insegna a dire grazie. Si sa poi che grazie non lo si dice a una legge o a un processo di natura, non avrebbe senso. Lo si può dire solo a una persona. La preghiera la ricorda, chiamandola per nome: Dio.
Anche la notte, come ogni istante dell'esistenza è dono. Non è un evento neutro e impersonale, è opera di una mano provvida, alla quale ci si affida nel sonno. Entrando nel sonno è come se smontassimo di guardia per cederla a un custode. È Dio che veglia, come suggerisce la compieta e ancora una volta ci troviamo nel gratuito.
Molti poeti hanno inneggiato alla notte, da Dante a Foscolo, da Novalis e Péguy. In particolare quest'ultimo vi riconosce una seconda creazione. Attraverso di essa si rigenera il mondo. La notte è la creatura della più grande carità, dal momento che culla gli esseri in un sonno riparatore, cura le ferite e porta consiglio. Agostino la rievoca nell'inno dell'Exultet, uno dei canti più commoventi della liturgia. Si coglie uno sfogo di stupore e un'esplosione incontenibile di gioia.
Tutti gli eventi centrali della Bibbia hanno come loro cornice la notte: la liberazione dall'Egitto, la nascita di Cristo, perfino la sua morte, avvenuta in un buio che ha coperto la terra e da ultimo la risurrezione.
Nella notte ci si dispone al sonno. C'è chi l'ha interpretato come una rapina perpetrata ai danni della vita. Un chiaro fraintendimento. Il sonno non ruba, anzi consente il disbrigo degli impegni quotidiani. Peggio sarebbe pensare che il sonno spegnendo la coscienza ci renda simile agli animali. Si dimentica che lo stesso proverbio popolare parla del sonno del giusto. Assume perciò una qualifica morale. Il breviario a sua volta cita il sentimento della fiducia in Dio, nelle cui mani ci si rimette. Invita alla distensione. Si ricorda il passato e nel contempo i volti delle persone sulle quali è scesa per sempre la sera. La fine della giornata e il sopraggiungere del sonno suggeriscono la fine ultima. È un'immagine della vita che volge al termine. Un richiamo velato di malinconia. Ogni congedo è sempre una ferita, è il momento dell'Amen su quello che è stato e su quello che verrà. La fine della giornata è un anticipo o preludio della fine del tempo dell' esistenza.
Vivere il tempo come dono e grazia (Mario Bizzotto)
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