E la preghiera? Essa è privazione del tempo mio, del tempo in cui faccio ciò che voglio, di cui sono padrone. Quando mi metto a pregare, do, offro del tempo a Dio: meditare, stare davanti a Dio semplicemente, anche senza parlare, è sempre donare preziosi minuti della propria vita, minuti che non riusciremo più a riprenderci. Nella preghiera si tratta di far posto a Dio nella nostra vita, è lasciare che Dio venga in noi per operare e mutare ciò che noi non riusciamo a mutare in noi stessi. Dio lo si incontra come si incontra l’altro: lo si fa entrare, si chiude la porta, lo si ascolta, lo si guarda e in quel lasso di tempo non si permette a nessuno di disturbare. L’incontro resta intessuto di silenzio e di parole, di domande e di attese, di gioie e di trafitture. E se a volte durante la preghiera cadiamo nella distrazione o anche nella noia, la fede ci ricorda con forza che comunque Dio non si distrae e non si annoia di noi.
Ormai anziano, vorrei ricordare agli anziani come me che ora il tempo è diventato più prezioso, perché corre velocissimo ed è sempre più breve, ma proprio per questo pregare diventa più urgente. Ha scritto fr. Luc, il più anziano dei sette monaci assassinati nel 1996 a Tibhirine: “Un vecchio è una realtà di miseria, se il suo cuore non canta!”. L’anzianità è tempo di cantare, dunque di pregare con arte!
Enzo Bianchi
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