sabato 20 marzo 2010

Tutti gli altri popoli camminino pure ognuno nel nome del suo dio, noi cammineremo nel nome del Signore Dio nostro, in eterno, sempre”.Micea (4:4-5)

Il cattolicesimo ha un potenziale universalistico molto più alto. Mentre la solidarietà etnica e culturale è sempre tra i membri del gruppo contro chi non ne fa parte (e di solito è proprio l’esistenza di un nemico che consente al gruppo di ricompattarsi: è il meccanismo del “capro espiatorio”), la solidarietà che ci insegna il Vangelo (pensiamo alla parabola del Samaritano, Lc 10:25-37, o all’invito ad amare i nemici, Mt 5:43-45) è totalmente libera dalle appartenenze etniche e dalle affinità politiche e culturali: siamo liberi di decidere chi vogliamo che sia il nostro prossimo, senza alcun vincolo. L’etica è indipendente dall’etnia; e noi siamo liberi dai legami di sangue, di territorio e persino di fede. Liberi di comportarci secondo coscienza e di non rendere insormontabili i confini che ci separano; anzi, di abbatterli, trasferendo su chi prendiamo come nostro prossimo l’amore gratuito ( e quindi libero) con cui ci sentiamo amati da Dio Padre.
Questo potenziale di unversalismo (contro i tanti particolarismi che costruiscono barriere e scatenano conflitti) richiede però la capacità di superare l’orgoglio dell’appartenenza, e l’umiltà di riconoscere la pluralità dei cammini di salvezza, come scrive il profeta Micea (4:4-5): ” Siederanno ognuno tranquillo sotto la vite e sotto il fico e più nessuno li spaventerà (…) Tutti gli altri popoli camminino pure ognuno nel nome del suo dio, noi cammineremo nel nome del Signore Dio nostro, in eterno, sempre”.
http://eradeltestimone.blog.testimonidigitali.it/wordpress-mu/

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