giovedì 9 settembre 2010

Parole che hanno un peso.

 
J. Sulivan sosteneva che il più grosso rischio è quello costituito da un linguaggio religioso che parla disinvoltamente al nostro posto. E il fenomeno riguarda soprattutto un certo linguaggio religioso, che spunta sulle labbra, quasi attraverso un automatismo, un gioco di riflessi condizionati, come succedeva ai cani di Pavlov. Per cui, in determinate circostanze, di fronte a certi problemi, scattano immediatamente e... inesorabilmente quelle formule, quelle sentenze, quelle risposte prefabbricate, quei giudizi definitivi, quei consigli "infallibili".
Le parole parlate percuotono l'orecchio. Ma difficilmente riescono ad arrivare al cuore.
Le parole parlanti sono le parole che hanno qualcosa da dire, e riescono a dirlo. Parole essenziali, autentiche, palpitanti (oltre che... esitanti). Calde, anzi incandescenti, oltre che trasparenti. Parole "rispettabili", che si fanno prendere sul serio. Autorevoli (anche se chi le pronuncia non ha alcuna autorità ufficiale). Parole che hanno un peso. Parole che vengono da "altrove". Ti accorgi che arrivano da lontano, e soprattutto dal profondo. Parole che, magari, ti frugano, impietosamente e misericordiosamente, in tutti gli angoli del tuo essere. Parole che ti mettono addosso, o, meglio, dentro, una sensazione di pace e tormentosi rimorsi. Terribili e dolci. Semplici e cariche di mistero. Parole lievi, ma che non si possono prendere alla leggera.
Le parole parlanti sono quelle di un linguaggio che scaturisce dai sotterranei dell'essere, da una zona segreta, grazie a un lento, faticoso lavoro di "estrazione". Per cui ognuna di quelle parole è come un brandello di carne, una parte viva, e qualche volta dolente, che si stacca dalla persona che parla. Quelle parole, cavate con estrema difficoltà, contengono una carica infinita di silenzio e una riserva inesauribile di luce. Sono preziose e vanno custodite gelosamente. Forse non risolvono alcun problema. Ma fanno pensare. Non offrono spiegazioni. Ma costituiscono un invito all'adorazione.
Mentre le parole parlate ronzano all'orecchio (fastidiose come vespe), le parole parlanti provocano una risonanza interiore.
Alessandro Pronzato, La predica prova della fede, 81

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