Occorre salvare la parrocchia dalla cinta che i piccoli fedeli le alzano allegramente intorno e che molti parroci, scambiandola per un argine, accettano riconoscenti. Per uscirne, ci vuole un laicato che veramente collabori e dei sacerdoti pronti ad accoglierne cordialmente l'opera rispettando quella felice, per quanto incompleta struttura spirituale, che fa il laicato capace d'operare religiosamente nell'ambiente in cui vive. Un grave pericolo è la clericalizzazione del laicato cattolico, cioè la sostituzione della mentalità propria del sacerdote a quella del laico, creando un duplicato d'assai scarso rendimento.
Non devesi confondere l'anima col metodo dell'apostolato. Il laico deve agire con la sua testa e con quel metodo che diventa fecondo perché legge e interpreta il bisogno religioso del proprio ambiente. Deformandolo, sia pure con l'intento di perfezionarlo, gli si toglie ogni efficacia là dove la Chiesa gli affida la missione. Il pericolo non è immaginario. In qualche parrocchia sono gli elementi meno vivi, meno intelligenti, meno simpatici che vengono scelti a collaboratori, purché docili e maneggevoli. "Gli altri non si prestano". Non è sempre vero oppure l'accusa non è vera nel senso che le si vuol dare. In troppe parrocchie si ha paura dell'intelligenza, la quale vede con occhi propri, pensa con la propria testa e parla un suo linguaggio. I parrocchiani che dicono sempre di sì, che son sempre disposti ad applaudire, festeggiare e... mormorare non sono a lungo andare né simpatici né utili. Il figliuolo che nella parabola dice di no e poi va è molto più apostolo del fratello che accetta e non fa.
Il professionismo, sottospecie di fariseismo, sta in agguato anche nella parrocchia, mentre il laicismo - pensiero e vita staccati da ogni senso religioso - può essere superato soltanto da un audace laicato cattolico, al quale spetta, come compito principale e urgente, di ricreare cristianamente la vita della parrocchia senza portarla fuori dalla realtà e senza imporle delle mutilazioni in ciò ch'essa possiede di buono, di vero, di grande e di bello.
Bisogna ritrovare il coraggio di porsi in concreto i veri problemi dell'apostolato parrocchiale. Molti temono che la discussione prenda la mano all'azione. In certi spiriti superficiali purtroppo è possibile. Ma nei cuori profondi che vivono con pura passione questa grande ora cristiana (cuori che sentono in tal maniera sono legioni dentro e ai margini della Chiesa), la discussione, anche se vivace, è sempre una protesta d'amore e un documento di vita.
don Primo Mazzolari, da Lettera sulla parrocchia [1937]
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