La mano della mente, la manus cogitans, non solo raccoglie, ma neppure lascia a riposo ciò che ha raccolto, anzi lo agita, lo rimuove incessantemente. Come la mano che sbatte insieme farina e acqua per fare il pane. O come la mano che passa la spola che trascina la trama avanti e indietro, al telaio, tra i fili dell'ordito. Come le mani che alzano e abbassano i remi, immergendoli nell'acqua e spostandoli indietro, su e giù, dentro e fuori. Come la mano che solleva ritmicamente il martello per abbatterlo sull'incudine. Grazie all'azione delle mani del corpo e delle mani della mente, in tutti questi processi un materiale inerte (farina, acqua, filo di lana o di lino, ferro rovente, pensieri accesi, idee bollenti, intuizioni luminose) viene modellato e usato in forme attive. Di solito, scrive Rosi Braidotti «si pensa con le proprie mani».
Francesca Rigotti - La filosofia delle piccole cose
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