mercoledì 10 ottobre 2012
ad ogni istante noi aspiriamo alla stessa cosa: una nuova nascita
E mio padre promise che se tutta la famiglia fosse sopravvissuta alla guerra, avrebbe pregato il Rosario ogni sera. Così, tra i miei ricordi d’infanzia, rivedo mio padre, ogni sera, prima di cena, camminare su e giù per la stanza pregando il Rosario. Ringraziava, ogni sera, per essere noi sopravvissuti a questa minaccia di morte. E uno dei miei ultimi ricordi di mio padre risale a poco tempo prima della sua morte. Era allora troppo debole per poter pregare lui. Così la sua famiglia, sua moglie e i suoi sei figli, gli si sono riuniti intorno e hanno pregato il Rosario per lui. Era la prima volta che non poteva farlo lui stesso. La sua morte, circondato da tutti noi, era una risposta a questa preghiera che aveva ripetuto tante volte: “Prega per noi, adesso e nell’ora della nostra morte”. T. S. Eliot implora in uno dei suoi poemi: “Prega per noi, adesso e nell’ora della nostra nascita” (“Animula”, in Ariel Poems). Ed egli ha ragione. Perché noi dobbiamo affrontare questi tre momenti della nostra vita: la nascita, il presente e la nostra morte. Ma ad ogni istante noi aspiriamo alla stessa cosa: una nuova nascita. Ciò a cui noi aspiriamo adesso, come peccatori, non è una pietà che si contenti di dimenticare ciò che abbiamo fatto, ma la misericordia che farà anche delle nostre azioni un momento di rinascita, un nuovo inizio. E di fronte alla morte, noi desideriamo ancora che le parole dell’angelo vengano ad annunciarci una nuova fertilità. Perché tutta la nostra vita è aperta all’infinita novità di Dio, alla sua inesauribile freschezza. L’angelo viene e riviene, con sempre nuovi annunci della Buona Novella. (fr. Timothy Radcliffe, o.p., Prier le Rosaire).
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