Vigilare è perciò disponibilità a coltivare,
senza censurarne l'emozione che prima o poi sfiora ogni uomo,
il presentimento di una profondità
della vita e del tempo,
dei gesti e delle cose,
del corpo e dell'anima,
che risuona alla nostra coscienza come una promessa.
Una verità del tempo vissuto,
che non ci proietta semplicemente "al di là",
oltre le opere e i giorni che scandiscono i ritmi della nostra vita quotidiana,
bensì percorre la loro trama con il filo prezioso di delicati trasalimenti e di folgoranti intuizioni
Molti eventi, certo, battono alla mia porta:
per tante cose mi è chiesto di avere tempo
e in tanti modi mi viene offerto di condividerlo e di cederlo.
Nel tempo della nostra esistenza qualcuno bussa sempre alla nostra porta
e questo bussare, nei momenti decisivi, ci appare enigmatico e anonimo.
Gli uomini parlano
della "fortuna" che bussa alla porta,
più spesso del "destino";
in ogni caso, e per tutti, si tratta della fine del tempo e della morte,
che accetta talvolta un'ultima sfida a scacchi
- come nel noto film di Bergman -,
ma che infine non aspetta affatto di essere invitata
per entrare nella nostra casa.
Se però rimango vigile,
e cerco di tenere desti i sensi e lo spirito di fronte a tutto ciò che il tempo conduce in prossimità della mia casa,
nei colpi che risuonano alla porta potrò riconoscere la voce del Signore,
e distinguerne il tono amico che chiede a ogni istante di poter entrare.
L'angoscia del futuro e della morte allenterà così la sua stretta mortale,
e l'ansia del presente si scioglierà nell'emozionante tensione dell'attesa.
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