At 16,22-34 “Credi
nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia”
Salmo 137 “Nella
tua bontà soccorrimi, Signore”
Gv 16,5-11 “Se
non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore”
I discepoli percepiscono la partenza di Gesù da questo
mondo come una privazione e il loro cuore si riempie di tristezza.
Questo fatto è ancora tanto giustificabile, in quanto lo Spirito
Santo non è venuto; ma adesso che Egli ha riempito i cuori di Paolo
e di Sila, li induce ad un atteggiamento ben diverso da quello tenuto
dai Dodici nell’ultima cena. Eppure Cristo vorrebbe suggerire anche
ai suoi discepoli, nell’ultima cena - sebbene lo Spirito Santo non
si sia effuso ancora sulla Chiesa - quest’atteggiamento di
ottimismo e di gioia, di fiducia incondizionata nonostante tutto,
perché la sua partenza otterrà l’opera e la venuta dello Spirito
Consolatore. È dunque la stessa cosa: i discepoli non devono
percepire le esperienze negative della vita come una privazione, anzi
proprio in queste circostanze si apre lo spazio per un’azione
rinnovatrice dello Spirito Santo; ma i discepoli devono anche
sapere che lo Spirito Santo ha stabilito per Se stesso un limite
preciso, che è quello della sfiducia, un limite che Lui certamente
non varcherà. Di fatto, solo gli irriducibili ottimisti, che fondano
il loro ottimismo sulla fede, sperimenteranno la potenza di
liberazione che emana dalla tomba vuota. Lo Spirito, quando verrà,
compirà una triplice operazione: “convincerà
il mondo quanto al peccato, quanto alla giustizia e quanto al
giudizio” (v. 8). Lo Spirito convincerà il mondo: significa
che riaprirà nelle coscienze il processo che si era chiuso con la
condanna di Cristo. Lo Spirito Santo è il secondo Consolatore, che
prolunga nella storia della Chiesa l’insegnamento di Cristo; ma con
una differenza: mentre Cristo aveva parlato alle orecchie degli
uomini con parola umana, lo Spirito svela alla coscienza dei
discepoli quella medesima Parola nei suoi significati profondi. Così
Egli guida la Chiesa alla verità tutta intera. Gesù continua
dicendo: “Quanto al peccato,
perché non credono in me” (v. 9); in altre parole, lo
Spirito svelerà ai discepoli che altro è “il peccato” e altro
sono “i peccati”. Il peccato al singolare consiste nel
rifiuto del dono di salvezza gratuitamente offerto in Cristo. Il
peccato del mondo consiste infatti nel ritenere di non essere
bisognosi di salvezza e dunque risulta superflua l’Incarnazione del
Verbo. Questa è la teologia dell’anticristo, l’antropologia
falsificata dell’anticristo: non occorre un Salvatore, perché
l’uomo si salverebbe da se stesso. I peccati invece sono i
singoli gesti peccaminosi. Lo Spirito farà conoscere questa verità
a coloro che si aprono a Lui: il peccato che separa da Dio non è
tanto il singolo gesto peccaminoso – che in quanto gesto può avere
luogo anche in una vita proiettata verso la santità - ma
l’incredulità, la convinzione di esser già salvi in virtù di se
stessi. Questo è proprio il peccato contro lo Spirito Santo, un
peccato che non può essere perdonato, perché si sottrae
volontariamente alla Misericordia.
E poi ancora: “quanto
alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più”
(v. 10). La “giustizia” qui è l’accoglienza di Cristo presso
il Padre nella gloria: laddove i tribunali umani hanno negato che
Cristo potesse essere il Figlio, il Padre capovolge la sentenza,
accogliendolo presso di Sé. La giustizia sarebbe l’innalzamento
del Cristo alla destra del Padre. La giustizia è dunque la verità
di Cristo come Figlio e dall’altro lato, per contrasto, è la
rivelazione della falsa giustizia dei tribunali umani. Lo Spirito
riaprirà nelle coscienze questo processo e indicherà il Cristo
innalzato alla destra del Padre. Sarà dunque lo Spirito Santo che,
riaprendo il processo a Gesù in ogni coscienza umana, indicherà la
giustizia del Cristo e l’ingiustizia del tribunale umano. Quanto al
giudizio, lo Spirito Santo preciserà che il giudizio di Dio non è
stato pronunciato contro l’umanità, bensì contro il principe di
questo mondo. Il vangelo di Giovanni non dice mai che Dio pronuncia
un giudizio contro gli uomini; piuttosto, degli uomini che si
perdono, si dice che essi si auto-escludono dalla salvezza, perché
commettono il peccato di credersi autosufficienti e non bisognosi di
Dio. Essi non sono giudicati da Dio, ma sono essi stessi ad
escludersi, per scelta personale, dalla sfera della luce. C’è uno
solo che nella croce è direttamente giudicato ed è il principe di
questo mondo. Lo Spirito Santo darà ai credenti questa coscienza,
nonostante l’apparente potenza che si sprigiona nell’azione di
Satana nel mondo. Il dato di fatto è che il principe di questo mondo
è stato buttato fuori. L’Apostolo Paolo, infatti, nella 1 Corinzi,
al capitolo 15, dice che la vittoria totale contro Satana non si è
ancora realizzata, perché c’è un tempo intermedio tra il giudizio
pronunciato sul principe di questo mondo e la sua eliminazione dallo
spazio del creato; ma durante questo tempo intermedio, nonostante la
sua libertà di movimento, e i risultati che riesce a conseguire, lo
Spirito dice alla nostra coscienza che egli è stato giudicato e
detronizzato.
Don Vincenzo Cuffaro
Don Vincenzo Cuffaro
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