domenica 27 giugno 2010

Gesù non ci dice queste cose per scoraggiarci, tutt'altro.

Gesù non è un rabbì bramoso di discepoli, né abbassa il tiro per raccogliere la folla, né cede a compromessi per suscitare consensi: diversamente dai guru di ieri e di oggi non desidera essere famoso, né di avere folle plaudenti. Egli vuole solo annunciare il Regno, mostrare lo splendido e inatteso volto del Padre.
Contrariamente a quanto avveniva con i rabbini del suo tempo, Gesù non si fa scegliere, ma sceglie i discepoli e pone loro condizioni tutt'altro che scontate…

Un Maestro risoluto
Le condizioni per diventare discepoli di Gesù sono motivate dal livello della sfida: egli vuole discepoli disposti a mettersi in gioco totalmente, non soltanto nel momento mistico della vita.

L'avere ricevuto enormi grazie non ci mette al riparo da clamorosi errori, tanto peggiori quanto motivati da presunte rivelazioni interiori.
Il discepolo è un amante della pace, un pacifista pacificato, uno che sa che la scelta del Vangelo è - appunto - una scelta, uno che sa valutare il fallimento del proprio annuncio nella paziente logica del Vangelo.

Il discepolo che segue Gesù, sempre proteso al futuro, non resta inchiodato al proprio passato, non resta tassellato alle proprie abitudini, non si nasconde dietro il "si è sempre fatto così", guarda avanti, punta la fine del campo, è più attento a tenere in profondità l'aratro, che a verificare ciò che ha fatto, voltandosi indietro. Troppe volte le nostre comunità sono più preoccupate a conservare, che a far vivere il Vangelo. Troppe volte la logica soggiacente alle nostre scelte di Chiesa è quella della tutela di un privilegio, del mantenimento disperato di uno status quo che, però ci allontana dal Maestro.
E mi interrogo, mi chiedo se - sul serio, per davvero - io voglio vivere con questo Maestro.
Ma Gesù non ci dice queste cose per scoraggiarci, tutt'altro.
Vuole verità, autenticità, persone disposte a mettersi a nudo di fronte all'assoluto di Dio.
 

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