È come un giogo di due fedeli che condividono una sola speranza, un comune desiderio, un'unica norma di vita, una medesima servitù. Entrambi fratelli, entrambi compagni di servizio; nessuna differenza nello spirito e nella carne, piuttosto veramente «due esseri in una sola carne» (cfr. Gn 2,24). Dove una è la carne, è uno anche lo spirito: insieme pregano, insieme si amano, insieme trascorrono i tempi di digiuno, insegnandosi l'un l'altro, l'un l'altro esortandosi, l'un l'altro offrendosi sostegno.
Entrambi ugualmente stanno nella Chiesa di Dio, ugualmente nel divino banchetto, ugualmente nelle angustie, nelle persecuzioni, nei momenti di sollievo.
Nessuno dei due nasconde qualcosa all'altro, nessuno evita l'altro, nessuno gli è molesto. Spontaneamente, se infermo, è visitato, se povero, soccorso. Le elemosine si fanno senza costrizione, i sacrifici senza difficoltà, la diligenza quotidiana si esercita senza impaccio, il segno di croce non è furtivo, il ringraziamento non è timoroso, la benedizione non è silenziosa. Tra i due risuonano salmi e inni, e reciprocamente fanno a gara per vedere chi canti meglio per il suo Signore. Cristo vedendo e udendo questo, si rallegra. A questi manda la sua pace. Dove ci sono due, anch'egli è presente, dove egli è presente, non si trova nessun malvagio. Questi sono i precetti che la voce dell'Apostolo ci ha lasciato ben comprensibili nella loro concisione. Se sarà necessario, richiamali alla tua mente.
Tertulliano, Alla sposa, II, 3-9
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