Il brano odierno intende descrivere quale sia la nostra condizione
perenne come uomini che devono assumersi il peso dell’esercizio
della nostra libertà: ci troviamo infatti davanti al bivio dove si
biforcano due strade che conducono ciascuna ad un esito diverso e
opposto: la via della vita e della benedizione e la via della morte e
della maledizione. L’uomo si trova al centro, libero di imboccare
una delle due direzioni.
Nel tempo di Quaresima, la Chiesa viene a ricordarci questa verità,
chiedendoci la fatica di scegliere quella via che conduce alla vita e
che senza alcun dubbio risulta più difficile e meno praticabile
dell’altra. Nel vangelo di oggi si parla della croce e del
rinnegamento di se stessi come la traduzione concreta di questa via
della vita che Dio pone dinanzi all’uomo, senza tuttavia obbligarlo
a percorrerla; non ci viene nascosto, però, che, per imboccarla,
bisogna prepararsi accuratamente come un atleta si prepara alle prove
agonistiche. Il tempo di Quaresima è la rappresentazione liturgica
dell’addestramento dell’atleta a sostenere l’impegno della
gara. Ma la consapevolezza di noi stessi come atleti e il fatto di
trovarci perennemente davanti ad un bivio, ci permettono di
intravedere anche un’altra verità che invece riguarda Dio: la sua
volontà determinata di entrare in relazione con l’uomo, mantenendo
intatta la sua libertà. Il Signore non vuole essere amato per forza
o per obbligo. La Parola di Dio si limita a suggerirci che cosa
scegliere. Ci invita a scegliere la via della vita (cfr vv. 19-20),
lasciando aperta l’ipotesi di una scelta diversa; in questo modo
soltanto noi siamo i responsabili dell’esito finale della nostra
esistenza, per avere scelto la via della vita o della morte.
Don Vincenzo Cuffaro
Nessun commento:
Posta un commento