L'oscurità è tanto lontana dalla nostra esperienza giornaliera quanto il silenzio.
Una volta, per illuminare, ci volevano gesti non ovvi, non facili;
oggi basta uno scatto.
Veniva una luce debole e tremula,
oggi fissa e invadente.
Di notte, non solo le città sono un agglomerato di bagliori,
ma anche i luoghi solitari sono trapunti di luci che disegnano strade e case.
Anche il luogo del silenzio assoluto, il firmamento,
è velato dalla coltre di luce artificiale che annuvola il cielo stellato.
Ci appariva come la più armonica unione di opposti:
quanto più colpiva l'occhio con l'acutezza dello scintillare,
tanto più si straniava dall'orecchio con l'arcano d'un assoluto tacere.
Tacet. Elogio del buon tacere
di Giovanni Pozzi
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