L’8 settembre 1943 avevo trentatré anni ed ero a Torino che è la mia città. Da soli quindici giorni ero uscito da un carcere dove ero entrato a soli ventiquattro anni per ragioni politiche. Avevo cospirato contro il fascismo che io odiavo fin da quando ero ragazzo: il fascismo aveva tolto ogni libertà agli italiani e li mandava a fare la guerra ad altri popoli, ad uccidere ed anche a morire senza una ragione al mondo.
Che male ci avevano fatto gli abissini, i greci, i francesi, gli inglesi, gli jugoslavi, i russi? Nessuno, eppure contro di loro il regime fascista aveva dichiarato guerra e per giunta l’aveva perduta, mandando a morire centinaia di migliaia di nostri ragazzi e riducendo l’Italia ad una rovina. Il fascismo diceva che faceva questo per la patria ma non era vero: per me e per tanti altri italiani la patria è l’Italia che collabora con gli altri paesi del mondo per il bene di tutti, non è l’Italia che aggredisce gli altri e opprime i suoi figli.
L’8 settembre, quando fu annunciata la fine della guerra contro gli inglesi e gli americani capimmo che i tedeschi sarebbero arrivati in armi per cancellarci, tutto cambiò. Attorno a me vidi negli occhi di ragazze e ragazzi una nuova volontà di azione, l’impegno per cacciare tedeschi e fascisti e dare all’Italia una convivenza democratica e una posizione attiva e aperta al mondo. Quella era la vera patria. In quel giorno cominciò la Resistenza e capii che avevano senso i miei lunghi anni di carcere per la libertà.
Lettera aperta ai giovani di Vittorio Foa
NELSON MANDELA "Quando sono uscito di prigione, questa era la mia missione, liberare sia gli oppressi che l'oppressore. Oggi abbiamo soltanto conquistato la libertà di essere liberi, il diritto a non essere oppressi."
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