giovedì 16 gennaio 2014

Il vigilare non è dunque un atteggiamento marginale della vita cristiana, ma ne riassume la tensione caratteristica verso il futuro di Dio congiungendola con l'attenzione e la cura per il momento presente.


L'ammonizione a "vegliare", a "stare attenti", ad "aver cura",
è ripresa dagli apostoli e dai discepoli in tante occasioni:
"Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge...
Vigilate, ricordando che per tre anni notte e giorno, non ho cessato di ammonire tra le lacrime ciascuno di voi" (At 20,28.31);
"Vigilate, siate saldi nella fede, siate uomini siate forti" (1 Cor 16,13);
 "Siate sobri, vigilate! il vostro avversario, il diavolo, si aggira cercando chi divorare" (1 Pt 5,8).
Si tratta di un vegliare su di sé (cf 2 Gv 8), sulla propria condotta (cf Ef 5,15), sul ministero ricevuto (cf Col 4,17).
La vigilanza raccomandata dal Nuovo Testamento riguarda tutto l'uomo - spirito, anima e corpo (cf 1 Ts 5,23) e investe tutte le sfere relazionali della persona:
la relazione con se stesso, con le cose, con gli altri, con Dio.
I Padri del deserto fanno eco alle esortazioni neotestamentarie:
"Non abbiamo bisogno di nient'altro che di uno spirito vigilante", dice Abba Poemen.
E Basilio, il grande padre della Chiesa contemporaneo di s. Ambrogio, termina le sue Regole morali domandandosi:
"Che cosa è proprio del cristiano?
Vigilare ogni giorno e ogni ora ed essere pronto nel compiere perfettamente ciò che è gradito a Dio, sapendo che all'ora che non pensa il Signore viene".
In una omelia afferma:
"Non basterebbe il giorno intero se cominciassi a esporre tutta la portata del comando: Sta attento a te stesso, sii vigilante" (1).
Il vigilare non è dunque un atteggiamento marginale della vita cristiana,
ma ne riassume la tensione caratteristica verso il futuro di Dio congiungendola con l'attenzione e la cura per il momento presente.
Il vigilare diviene particolarmente attuale in tempi di crisi o di smarrimento,
quando cioè la mancanza di prospettive storiche
unita a una certa abbondanza di beni materiali
rischia di addormentare la coscienza nel godimento egoistico di quanto si possiede,
dimenticando la gravità dell'ora e il bisogno di scelte coraggiose e austere.
Carlo Maria Martini  "Sto alla porta" 1992- 94

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