Notiamo ancora che l’intervento di Dio non è
orientato solo alla liberazione degli Apostoli, ma è orientato anche
alla conversione del carceriere e della sua famiglia. Il Signore non
agisce mai in modo unilaterale: quando interviene in favore dei suoi
servi è perché vuole lanciare un grande segnale, a partire dal
quale la conversione porti la salvezza in chi ne è destinatario e
testimone. La potenza di Dio non è al servizio dell’Apostolo per
liberarlo dai guai, né la fede è una forma di assicurazione contro
gli infortuni. La potenza di Dio è al servizio della conversione
dell’uomo, che è scosso talvolta dai segni, con i quali Dio
conferma l’autenticità dei suoi servi. Ecco perché i servi di Dio
non sono sempre liberati dalle angosce, perché la potenza di Dio non
promette all’Apostolo di camminare senza inciampi, ma promette di
confermare con “segni”, anche grandi e potenti se è necessario,
la verità della Parola del vangelo. Da questi segni, infatti, parte
un messaggio potente di conversione che introduce nella gioia coloro
che lo accolgono, gioia che proviene dalla fede.
Don Vincenzo Cuffaro
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