Luca,
inoltre, introduce l’intervento di Dio con un avverbio
significativo: “D’improvviso”.
Questo avverbio ha un grande spessore teologico, perché l’intervento
di Dio nella nostra vita ha talvolta questo carattere subitaneo,
capace di capovolgere in un attimo una situazione che sembrava
disperata; per questa ragione è una stoltezza incatenare il proprio
io nel ripiegamento, il che significa negare a Dio lo spazio per
intervenire con la sua onnipotenza e cambiare tutto in un istante,
quando Egli decreta che la prova sia finita. Il Signore interviene
all’improvviso, perché questo risponde ad una precisa pedagogia.
Così la resurrezione di Lazzaro arriva all’improvviso, quando
tutti - forse anche le sue sorelle – erano afferrati dalla
perplessità, pensando che il Maestro non si fosse curato abbastanza
di questi suoi intimi amici, dopo avere ricolmato di miracoli gli
estranei. Essi attendevano che lo guarisse, ma Cristo si fa vivo dopo
che Lazzaro è morto. Come possiamo notare, c’è nelle parole di
Marta come un velato rimprovero: “Se
tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto”. Del
resto è accaduto lo stesso alla Vergine Maria: prima di andare ad
abitare con Giuseppe si trova incinta. La risposta di Dio non è
immediata, non accade che Giuseppe se n’accorge e che un minuto
dopo gli appaia l’angelo a dirgli che ciò che è in Lei è opera
dello Spirito. Se Giuseppe si sprofonda nella meditazione, come
vediamo nel vangelo di Matteo, è segno che Dio è intervenuto quando
gli è parso giusto, secondo i suoi tempi, ma all’improvviso,
capovolgendo d’un tratto una situazione che sembrava senza uscita;
esattamente come accade a Paolo e Sila. La liberazione del popolo
d’Israele dall’Egitto ha avuto la stessa caratteristica. Il
popolo d’Israele non è avvertito in anticipo del fatto che il mare
si aprirà al suo passaggio, ma si trova come tra due fuochi, una
volta giunto sulla riva: da un lato il mare e dall’altro il
polverone dell’esercito egiziano. E anche lì l’intervento di Dio
è improvviso e tutto si capovolge in un istante. C’è un margine
di non-conoscenza che esige un profondo affidamento al Dio che libera
all’improvviso, senza descrivere o spiegare a noi le motivazioni
d’ogni suo singolo atto. Il Signore non è tenuto a spiegarci tutto
e, di fatto, non ci spiega tutto durante questa vita, ma solo quello
che serve alla nostra santificazione; verrà un momento in cui tutti
i “perché” saranno spiegati, ma adesso è il tempo della fede,
non il tempo della visione.
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