At 16,22-34 “Credi
nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia”
Salmo 137 “Nella
tua bontà soccorrimi, Signore”
Gv 16,5-11 “Se
non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore”
Il
tema centrale della liturgia della Parola di questa giornata, può
essere identificato con il mistero pasquale, in cui l’azione dello
Spirito Santo trova uno spazio proprio in quelle cose che l’uomo
percepisce come privazioni o come mortificazioni. Gli Atti degli
Apostoli narrano un episodio accaduto a Paolo e Sila nella città di
Filippi, dove, come sappiamo dalla lettera ai Filippesi, vi era una
comunità cristiana fiorente e motivata, ma che viveva in un ambiente
ostile, come si legge al v. 22 della prima lettura odierna: “In
quei giorni, la folla degli abitanti di Filippi insorse contro Paolo
e Sila”. Ci troviamo di nuovo dinanzi al mistero del rifiuto
della Parola Dio, nel rifiuto dei suoi portatori; infatti, rifiutare
gli annunciatori della Parola di Dio, equivale a rifiutare Dio! Uno
dei segni della propria estraneità o della propria familiarità con
Dio è appunto l’atteggiamento verso la Parola e coloro che
l’annunciano. Qui, a differenza dell’atteggiamento d’apertura
di Lidia alle parole di Paolo, si verifica il contrario:
l’indurimento e il rifiuto violento: “i
magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli
e dopo averli caricati di colpi, li gettarono in prigione e
ordinarono al carceriere di far buona guardia. Egli,
ricevuto quest’ordine, li gettò nella cella più interna della
prigione e strinse i loro piedi nei ceppi” (vv. 22-24).
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