“Non abbiamo sparato un colpo quel giorno. Abbiamo soltanto approfittato di quel giorno di quiete, guadagnando tempo sulla morte”.
Mi piace iniziare questa omelia nella notte santa, attingendo alla testimonianza scritta da un fuciliere scozzese l’8 gennaio 1915, il quale riportava su un quotidiano inglese la tregua avvenuta nella notte del 25 dicembre 1914, esattamente 100 anni fa. In una terribile guerra di posizione, mentre si lottava per guadagnare pochi metri di terra di nessuno in due opposte trincee fangose,
allo scoccare della mezzanotte,
i ragazzi del fronte tedesco intonano un canto natalizio
a cui i ragazzi scozzesi rispondono con il suono delle cornamuse,
mentre ripensano con nostalgia ad affetti e luoghi cari.
Qualcosa ebbe la meglio sul rombo dei cannoni:
la consapevolezza della comune appartenenza all’umanità,
prima ancora che ad un popolo
e perciò ad una cultura specifica.
Quella tregua di Natale fu il tentativo spontaneo di una riconciliazione dal basso:
i comandi supremi, infatti, che non l’avevamo ordinata, imposero che non accadesse mai più in futuro.
Una tregua scoppiata all’improvviso, senza alcun preavviso né accordo...
Eppure – Prepararsi alla liturgia della notte di Natale
Antonio Savone
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