Guadagnare tempo sulla morte:
trovo in questa espressione il senso del nostro essere qui stanotte.
Il Natale porta con sé in modo quasi misterioso
la capacità di riattivare la disponibilità a recuperare aspetti di noi troppo spesso rimossi o dimenticati. Esso, a dispetto di momenti di difficoltà e di crisi,
ricorda che
c’è altro per cui vale la pena mettersi in gioco e spendersi.
Proprio l’esperienza di precarietà della condizione umana è ciò che ha spinto Dio a farla sua.
Il Natale, infatti, narra di un Dio che fa la prima mossa verso l’uomo non attendendo
che da parte di questi ci siano già i segni di un ravvedimento
o della disponibilità ad accogliere quanto egli vorrà offrirgli.
Proprio questo tempo di precarietà che corrisponde
a un vero tempo penitenziale,
può essere sorgente di nuove relazioni con la riscoperta
dell’essenzialità,
di nuovi stili di vita,
di sobrietà di consumi;
può essere occasione più spazio per il cielo,
più tempo per cogliere il cuore dell’altro.
Prepararsi alla liturgia della notte di Natale
Antonio Savone
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