Alessandro Dehò ·
Occhi dei Magi
(Matteo 2,1-12)
Epifania del Signore
Non lo capisci subito ma l’inquietudine che ti muovono dentro è inequivocabile.
Ti guardano con quegli occhi innocenti e sicuri,
occhi che hanno visto troppo mondo per farsi intimorire da un re.
Hanno addosso il profumo delle notti passate ad osservare nuovi cieli e tentare nuove strade e ipotizzare nuove rotte,
hanno addosso la timidezza dei saggi e la sicurezza di chi ha resistito ai pericoli del viaggio
pur di dare seguito a un Sogno.
Hanno viaggiato, e
hanno accumulato vita in quel viaggio e questo basta
a regalare alle loro parole una pienezza che fa paura.
A te che ascolti e che non sai
cosa vuol dire lasciare tutto senza sapere,
a te che non sai
cosa vuol dire credere ancora al futuro,
a te che non sai
cosa significhi mettere a repentaglio la vita o assaporare il terrore di infilare
tutto il futuro in una sacca e di rischiare,
in un colpo solo, di perdere tutto,
a te,
tutta questa vita inizia a far male.
Sono lame quegli sguardi.
Non lo capisci subito
ma l’inquietudine che ti lasciano quegli occhi orientali non te la toglierai più di dosso,
te la sognerai anche di notte.
Gli occhi dei Magi.
E non ti sentirai più al sicuro nel tuo Palazzo.
Non lo capisci subito,
lo capisci solo dopo,
che quel mondo da cui ti sei difeso,
che hai tenuto lontano, che hai dipinto come ostile ora ti è entrato dentro.
Solo dopo capisci che la visita dei Magi è la vita che sfonda le pareti della Città Santa,
è la vita che entra nella Scrittura,
è la fede che diventa domanda totale, semplice e definitiva:
“Dove è colui che è nato, il re dei Giudei?”.
Solo dopo capisci che
non puoi dire di aver fede
se i tuoi occhi non diventano come quelli dei Magi.
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