Alessandro Dehò ·
Occhi dei Magi
(Matteo 2,1-12)
Epifania del Signore
Accanto a Erode ecco i sapienti.
Anche su di loro lo stesso avvertimento:
non basta comprendere le Scritture,
non basta interpretarle,
occorre tirarne le conseguenze.
Occorre lasciarsi cambiare profondamente,
iniziare cammini nuovi,
cedere alla tentazione di convertire il cuore.
Più leggo queste prime pagine evangeliche più mi sembrano le istruzioni d’uso per non sprecare la lettura del Vangelo,
più che una cronaca sono una specie di preparazione all’incontro.
Intanto i magi ci guardano,
loro che non hanno nemmeno capito tutto della Scrittura,
loro che non hanno catechismi e iniziazioni alla fede,
loro che non hanno tradizioni da difendere
eccoli disarmanti e ingombranti a chiedere conto di una stella.
Perché è una stella che li ha portati lì.
Poi, certo, serve la Scrittura e infatti la stella si spegne fino a quando la Scrittura non illumina il cammino però.
Però fino a Gerusalemme sono arrivati seguendo una stella.
E non è sicuramente un colpo di teatro,
non è il cedimento dell’evangelista a un commovente particolare cosmico è solo che non poteva che essere così.
Perché la fede parla nella vita e se questi erano osservatori del cielo ecco
che la fede li interpella
nel loro mestiere,
nella loro maniera di essere uomini.
Con i pescatori Gesù si affiderà alla grammatica di reti gonfiate da una pesca miracolosa,
con degli astronomi: stelle.
E fanno paura perché sono navi che hanno trovato il coraggio di salpare,
sono vite in grado di rimettersi in discussione.
Matteo regalandoci questa pagina mostra le condizioni necessarie
per intraprendere il viaggio della verità:
vita e Parola.
Insieme. Solo Parola genera sapienti immobili, solo Stella genera uomini condannati al finito.
Ma se apri la vita alla Scrittura e
ti abbandoni a una danza nel deserto
allora ecco gli occhi dei Magi.
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