Come non essere tentati di guardare al silenzio come a un modo di essere inutile e negativo,
e alla parola invece come a un modo di essere sfolgorante e positivo?
Ma dovremmo sapere che nella vita non tutto è dicibile, e non tutto è esprimibile; e non dovremmo illuderci di potere spiegare i pensieri che abbiamo, e le emozioni che proviamo, con le sole parole chiare e distinte.
La parola che tace è talora piú importante della parola che parla.
Sono cose che dice Etty Hillesum nel suo bellissimo diario scritto nel campo di concentramento olandese di Westerbork:
«In me c’è un silenzio sempre piú profondo. Lo lambiscono tante parole che stancano perché non riescono ad esprimere nulla»;
e quante sono le parole inutili che diciamo ogni giorno senza che il silenzio abbia a recuperarle nella loro sincerità e nella loro profondità:
«Bisogna sempre piú risparmiare le parole inutili per poter trovare quelle poche parole che ci sono necessarie, per riconoscerci e per riconoscere cosa c’è nell’altro. Questa nuova forma di espressione deve maturare nel silenzio».
Eugenio Borgna
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