L’insegnamento odierno è incentrato intorno al tema della Legge,
cioè della rivelazione della volontà di Dio nel codice dell’Antica
Alleanza; un codice che è stato perfezionato da Cristo, ma non
abolito. Il compimento della legge rivelata nell’AT e della volontà
di Dio, così come si svela nei profeti dell’AT e nella legge
mosaica, conserva un fondamentale valore per i credenti anche nel
tempo della Chiesa, dove però tutto deve essere riletto nella luce
di Cristo, e soprattutto a partire dal dono di Pentecoste. Tutto ciò
che è antico rimane valido nelle sue esigenze fondamentali,
ma tutto deve essere riletto e riconsegnato al cuore della Chiesa,
attraverso l’insegnamento nuovo di Cristo.
La parola che Cristo pronuncia, dicendo: “Finché
non siano passati il cielo e la terra, non passerà dalla legge
neppure uno iota o un segno senza che tutto sia compiuto”,
deve essere posta accanto ad un’altra parola dello stesso Cristo,
quando dice: “il cielo e la
terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”. Ed è
appunto in questa prospettiva che bisogna comprendere questo
enunciato di Matteo: “finché
non siano passati il cielo e la terra”; la legge di Mosè
dunque non passerà, ovvero rimane valida fino a un termine di tempo
ben determinato; essa passerà col passare di questa creazione,
mantenendo però la sua validità finché esisteranno questo cielo e
questa terra. Fino a quel momento, le esigenze fondamentali rivelate
a Mosè, faranno parte integrante di ogni cammino dell’uomo verso
Dio. Ma quando questo cielo e questa terra saranno passati, passerà
con loro anche la legge di Mosè; non la parola di Cristo, che
rimarrà anche dopo in una illimitata validità: “i cieli e la
terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”. La
grandezza dei figli di Dio, nel regno dei cieli, si misurerà sul
grado di fedeltà alle esigenze della Parola.
Ma accanto al testo di Matteo viene posto dai liturgisti il cap. 4
del libro del Deuteronomio, che rappresenta il cuore della legge
mosaica e su cui ci fermiamo qualche istante, per metterne in
evidenza i versetti chiave.
Un primo versetto chiave, viene posto in evidenza dalla ripetizione
del motivo per cui a Israele viene data una legge rivelata: “Mosè
parlò al popolo e disse: ascolta Israele le leggi e le norme che
oggi io vi insegno, perché
le mettiate in pratica”. E poi ancora, più avanti:
“Vedete, io vi ho insegnato
leggi e norme come il Signore mio Dio mi ha ordinato, perché
le mettiate in pratica”. Per due volte consecutive viene
dunque ripetuto lo stesso concetto. La Parola di Dio consegnata alla
Chiesa, non è data perché essa semplicemente ne prenda atto, ma
perché la Chiesa ne viva. La rivelazione della volontà di Dio, che
si esprime nella forma della Parola, ha un legame essenziale con la
vita, e qualora tale legame con la vita venisse sciolto, anche la
Parola di Dio risulterebbe svuotata della sua forza: “Ascolta
Israele le leggi e le norme che oggi io vi insegno, perché
le mettiate in pratica”.
Non si tratta di prenderne atto, o semplicemente di esserne
informati: su questa Parola deve fondarsi interamente la vita della
Chiesa. La Parola ha infatti l’obiettivo fondamentale di plasmare
interamente la vita dell’uomo, secondo quello che dice. E proprio
in questo si manifesta la sua efficacia. Qui dobbiamo anche osservare
il seguito dello stesso versetto, dove si dice: “perché
viviate ed entriate in possesso del paese che il Signore, Dio dei
vostri padri, sta per darvi”. Quando questa Parola, da
semplice e pura informazione, si muta in una forza che modella la
vita, allora la persona entra in possesso della “Terra promessa”.
Tutte le promesse di Dio si realizzano, quando la sua Parola penetra
nell’intimo della nostra vita e viene accolta nella fede.
Don Vincenzo Cuffaro
Nessun commento:
Posta un commento