La Parola odierna ruota intorno al tema del primato dell’amore di
Dio, un primato che viene presentato, dal profeta Osea, sotto
l’aspetto di un movimento di ritorno, o di conversione: “torna
Israele al Signore tuo Dio”. Il primato di Dio viene
sviluppato così nei termini di un pellegrinaggio interiore. L’amore
di Dio non è una realtà ferma, né un fatto statico: l’amore di
Dio mette in movimento la persona, quando questo amore sta al
vertice di tutti i propri affetti.
Il vangelo di Marco è incentrato su una domanda relativa al primo
comandamento, alla quale Gesù risponde con una citazione duplice,
tratta in parte dal Deuteronomio e in parte dal Levitico, con cui la
Legge di Mosè viene riconsegnata a Israele - e in un certo senso
convalidata da Cristo - sebbene con la precisazione che la legge
mosaica, pur convalidata dal Messia non è il punto di arrivo della
santità, bensì soltanto un ambito di prossimità al Regno che
viene, ovvero una tappa, per così dire, preliminare della santità,
tappa necessaria ma non sufficiente. Gesù risponde infatti allo
scriba che lo interroga sul primo dei comandamenti, citando insieme
il Deuteronomio e il Levitico, e aggiungendo poi: “non
sei lontano dal Regno
di Dio”. Ci sembra che questa espressione del Maestro abbia
una doppia valenza: da un lato, la legge di Mosè è convalidata da
Cristo, e sulle sue labbra quelle stesse parole del Pentateuco
acquistano un peso anche per il cammino del discepolato cristiano,
perché attraverso di esse bisogna passare, se si vuole giungere fino
al cuore del Regno di Dio, dove i due amori, di Dio e del
prossimo, si unificano in un’unica realtà, rappresentata dal
comandamento nuovo. Dall’altro lato, la santità appare come un
processo di maturazione graduale, in cui non si può transitare verso
gli stadi superiori se si saltano quelli inferiori. In questo caso,
la legge di Mosè è il gradino preliminare e necessario di ogni
cammino di santità. Ingannerebbe se stesso chi volesse inoltrarsi
nelle profondità del discepolato cristiano senza avere maturato
prima le esigenze etiche dei comandamenti mosaici.
Don Vincenzo Cuffaro
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