I testi odierni si soffermano su questo contrasto di due possibilità
di esprimere il proprio senso religioso, mettendo in evidenza alcune
verità che si colgono nei loro versetti chiave. Consideriamo
innanzitutto il versetto chiave che apre il testo di Osea: “venite,
ritorniamo al Signore: Egli ci ha straziato ed egli ci guarirà. Egli
ci ha percosso ed egli ci fascerà”. Nella esperienza
religiosa autentica, che non è fatta di osservanze esteriori, ma di
amore, c’è una maniera particolare di percepire l’opera di Dio
che guida la vita dell’uomo in una pedagogia misteriosa, la quale
si svolge talvolta nel ferire e talaltra nel guarire. Il profeta
intende dire che la persona che si abbandona al disegno di Dio,
sperimenta un cammino che a volte è tormentato dalle prove, a volte
è fortificato dalla consolazione; e comunque tutto quello che
avviene di lieto o di triste, è ricevuto come dalle mani di Dio.
Perciò l’invito del profeta è di ritornare a Dio, perché è Lui
stesso la sorgente della forza, così come è sempre Lui che talvolta
permette le esperienze dolorose; in ogni caso, “egli
ci ha percosso ed egli ci fascerà”. Così si esprime il
profeta, parlando di una morte e di una risurrezione che Dio produce
misteriosamente nella vita di coloro che gli appartengono. Nello
stesso tempo, si afferma con assoluta certezza la vicinanza e il
soccorso di Dio per tutti quelli che lo cercano: “affrettiamoci
a conoscere il Signore, la sua venuta è sicura”. Qui il
profeta sottolinea la necessità della conoscenza, aldilà e al di
sopra di qualunque osservanza cultuale o precettistica, aldilà di
qualunque normativa religiosa: “affrettiamoci
a conoscere
il Signore”. Questo termine biblico, “conoscere”, che
allude non a un conoscere astratto e concettuale, ma a un conoscere
per esperienza diretta e personale, ritornerà ancora una volta alla
fine del brano, in contrasto con coloro che offrono a Dio sacrifici e
olocausti ma non lo conoscono; conoscere Dio, è dunque la
radice e la sorgente fondamentale di qualunque autentica esperienza
religiosa.
Don Vincenzo Cuffaro
Nessun commento:
Posta un commento