La liturgia odierna
accosta due letture che riguardano entrambe l’amore verso il
prossimo. Il significato generale è che la conversione a Dio, quando
è autentica, produce sempre un profondo mutamento nelle relazioni
con il prossimo. Possiamo affermare senz’altro che la qualità
delle relazioni con il prossimo è una chiara indicazione della
qualità del rapporto che abbiamo instaurato con Dio. Di fatti,
quando questo salto di qualità, sul piano relazionale, non si
verifica, è segno che non c’è stata neppure la conversione. I
brani di oggi vogliono dirci in sostanza proprio questo: l’amore di
Dio e l’amore del prossimo non si possono mai separare, perché se
uno ama Dio, avviene inevitabilmente che inizia ad amare anche il
prossimo, nella medesima proporzione in cui ha iniziato ad amare Dio.
In concreto possiamo desumere la misura con cui amiamo Dio, dalla
misura con cui amiamo il prossimo. In questo modo nessuno può
ingannare se stesso. La dolcezza e la consolazione che si prova nei
momenti di preghiera o nella meditazione della Parola, non è la
prova della nostra comunione con Dio. Tale prova si ha solo
nell’amore per il prossimo.
Don Vincenzo Cuffaro
Nessun commento:
Posta un commento