L’annuncio apostolico è il canale necessario e
imprescindibile per conoscere Dio e Colui che il Padre ha mandato per
la nostra liberazione. Sul tema dell’evangelizzazione, e della
conseguente posizione che gli ascoltatori assumono verso di essa, il
testo degli Atti ci indica alcune particolari condizioni che rivelano
in parte l’agire di Dio e in parte l’agire di Satana. L’agire
di Dio si presenta come un sostegno alla predicazione dell’Apostolo
e come una conferma della verità della sua parola, mediante i segni
che l’accompagnano. Però, va notato che questi segni non si
presentano immediatamente, né tutti insieme in modo simultaneo; essi
si manifestano solo successivamente, dopo che un’intera folla di
ascoltatori si chiude alla predicazione di Paolo e di Barnaba.
Infatti, in un primo momento si dice che giudei e pagani tentano di
catturare Paolo e Barnaba durante la loro attività apostolica, per
maltrattarli e lapidarli. E’ significativo come il testo degli Atti
racconti la manifestazione di un segno di guarigione subito dopo che
Paolo e Barnaba sono stati respinti, maltrattati e quasi lapidati. Il
Signore non manca quindi di confermare la santità dei suoi servi, ma
lo fa quando le circostanze giungono ad un punto critico, quando il
vangelo rischierebbe di naufragare totalmente sotto le ondate
dell’ostinazione e della chiusura dei cuori, ondate che si
innalzano contro la Parola del vangelo e respingono i servi di Dio.
Allora, proprio in quel momento drammatico, il segno carismatico
operato da Dio a conferma della Parola, permette a molti di
rinsavire. Dio conferma con i segni carismatici la santità dei suoi
servi e la verità della loro parola, non però in maniera
sistematica o inflazionata – sarebbe semplicistico pretendere da
Dio una conferma carismatica ad ogni singolo annuncio - bensì solo
in momenti cruciali, noti a Lui, e scelti secondo i criteri della sua
Sapienza. In questo caso, Paolo e Barnaba sono davvero giunti, nel
loro ministero, a un punto di alta tensione drammatica, in cui il
vangelo, unanimemente rifiutato, poteva naufragare, e con esso anche
la possibilità di salvezza per coloro che, onesti ma più deboli,
erano stati trascinati dalla ribellione popolare. In queste
circostanze difficili, divenute oramai superiori alle risorse umane,
Dio dà un grande segnale, perché chi vuole rinsavire possa
rientrare in se stesso e sottrarsi al polverone sollevato dallo
spirito delle tenebre, per confondere la mente dei deboli e
distoglierle dalla verità di Dio.
Il segno operato da Dio è qui un miracolo di guarigione
che avviene a Listra per un uomo storpio dalla nascita, che
ovviamente non aveva mai camminato; l’autore sottolinea il
carattere soprannaturale di questa guarigione che ha come
destinatario un uomo malato dalla nascita e perciò inguaribile dal
punto di vista delle risorse della scienza umana. Il testo si esprime
in questi termini: “Paolo
fissandolo
con lo sguardo e
notando che aveva fede
di essere risanato, disse a gran voce: Alzati dritto in piedi”
(vv. 9-10). Qui si vede come il segno carismatico sia preceduto da un
atto di discernimento compiuto dall’Apostolo: vale a dire che Dio
non opera il segno, senza dare all’Apostolo una luce di
discernimento che gli fa presentire quanto Dio sta per fare e come
egli stesso debba disporsi a esserne strumento. Questo uomo ammalato,
che Paolo incontra nel suo ministero, non è il primo e neanche
l’ultimo, ma ha la caratteristica, a differenza di parecchi altri
(che magari non hanno ottenuto la guarigione), di essere stato scelto
da Dio come segnale per la sua gloria. Per questa ragione Paolo
avverte dentro di sé una particolare spinta che lo porta a fissare,
con un sguardo diverso dal consueto, questo storpio; uno sguardo nel
quale la luce dello Spirito Santo gli permette di vedere dentro di
lui e di cogliere quella fede sufficiente per essere guarito. Il
seguito non ha bisogno di commento: “Egli
fece un balzo e si mise a camminare” (v. 10): immediatamente
lo storpio balza in piedi con una guarigione istantanea e
soprannaturale. Il segno è compiuto e Dio ha confermato la verità e
la potenza di liberazione di quella Parola così respinta e così
odiata. Ma nel momento in cui Paolo compie questo gesto carismatico,
subentra una seconda strategia del Maligno. La prima era stata quella
di spingere giudei e pagani contro Paolo e Barnaba, con una
persecuzione violenta, respingendoli fisicamente lontano dai loro
territori, in modo che non potessero più testimoniare il vangelo di
Cristo. Si tratta di una prima strategia di Satana, che colpisce
solamente l’esterno, ma che porta dei frutti, quando - come in
questo caso - Paolo e Barnaba sono costretti ad andarsene, fuggendo
dalla città di Iconio, dove appunto questa congiura era stata
organizzata per mandarli via. Nel momento in cui Dio compie quel
segno di guarigione per confermare la parola dell’Apostolo, e ciò
si verifica in un momento di particolare crisi del suo ministero,
Satana ritorna sulla scena con un’altra strategia: fa in modo di
snaturare, nella mente dei pagani, questo segno dato da Dio a
conferma della verità del vangelo: “La
gente, al vedere quel che Paolo aveva fatto, esclamò in dialetto
licaònio e disse: Gli dei sono scesi tra noi in figura umana! E
chiamavano Barnaba Zeus e Paolo Hermes, perché era il più
eloquente” (vv. 11-12). Questa seconda strategia di Satana
diventa qui più sottile e più pericolosa della prima. Mentre nella
prima strategia gli Apostoli erano stati colpiti e allontanati
soltanto fisicamente, nella seconda sono colpiti invece i
destinatari, ma non fisicamente; essi vengono fuorviati nella loro
interpretazione dei fatti, e cadono nel rischio di una nuova
idolatria, attribuendo a qualcun altro l’opera compiuta da Dio. La
conseguenza è quella di fermarsi allo strumento di Dio senza
arrivare a Dio. A queste condizioni, il segno carismatico diventa un
punto di arrivo e non un rimando a qualcos’altro: Dio, infatti,
aveva dato il segno della guarigione perché da questo segno si
risalisse a Lui, comprendendo che quegli uomini erano suoi servi; i
pagani, invece, fuorviati da una suggestione maligna, si fermano al
segno e non vanno oltre. Lo stravolgimento del pensiero dei
destinatari dell’annuncio della Parola è ancora più pericoloso
della persecuzione fisica degli evangelizzatori; ecco perché Paolo e
Barnaba resistono con molta energia al tentativo, fatto dalla folla,
di offrire loro degli olocausti come se fossero delle divinità e
richiamano fortemente quei cittadini alla realtà dell’unico Dio, a
cui solo spetta ogni adorazione.
Don Vincenzo Cuffaro
Nessun commento:
Posta un commento