Anch'io, o Padre, come il Figlio tuo, Gesù Cristo, innalzo a te la mia preghiera all'inizio di un nuovo giorno, dono del tuo amore.
Non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio.
"Questa è la vita eterna:
conoscere te, unico vero Dio,
e colui che hai mandato Gesù Cristo".
Alleluia. (Gv 17,3)
Quando verrò a te, Padre santo, al tramonto di questa giornata, possa io ringraziarti dei doni con cui avrai accompagnato il mio lavoro, come umile collaborazione all'opera di salvezza del Figlio tuo.
La riflessione sul testamento pastorale di Paolo, potrebbe indurci a un certo pessimismo. L'apostolo ha faticato in modo eccezionale, e forse irripetibile; ciò nonostante i risultati sembrano essere molto scarsi. Il futuro stesso non lascia presagire nulla di buono: la salita a Gerusalemme assomiglia più a una passione da consumarsi, che a un trionfo da gustare. Eppure Paolo è pieno di fiducia nel Signore e nello Spirito. Noi, purtroppo, dobbiamo ammettere che stiamo faticando molto meno di lui per il regno di Dio; eppure potremmo esser ugualmente tentati di tralasciare anche il poco che stiamo facendo, a causa dell'avvilimento che ci afferra, quando tentiamo un bilancio dei nostri risultati, e della chiesa in generale.
Nessun commento:
Posta un commento