Nel
testo di Daniele osserviamo un elemento piuttosto singolare: a
proposito della colpevolezza di Israele davanti a Dio, non viene
fatta una lista dei peccati compiuti dal popolo; si dice piuttosto,
semplicemente, che Israele ha commesso dei misfatti; l’autore non
precisa di cosa si tratta, perché egli intende sottolineare la causa
remota del peccato, più che le sue singole manifestazioni, ovvero
l’origine di tutte le forme di peccato che l’uomo può
commettere. E questa origine viene presentata nei termini del peccato
del non–ascolto. Nelle parole della preghiera penitenziale di
Daniele, Israele non sembra colpevole di particolari gesti di
ribellione contro Dio, o di particolari peccati che possano essere
enumerati; esso è colpevole di quel peccato fondamentale che fa
scaturire da sé tutti gli altri peccati possibili come da una
sorgente: ed è il non–Amore verso Dio, la cui
manifestazione più concreta è l’indifferenza verso la sua
Parola. Questo ci dà molto da pensare, specialmente rispetto
alla visione delle cose del cristiano medio, dove molto spesso la
nostra coscienza è pacificata dall’idea di non avere commesso
delle colpe particolarmente gravi, senza riflettere che, a conti
fatti, la Parola della Scrittura non ha alcuna rilevanza nella nostra
vita, e che questo, agli occhi di Dio, equivale a negargli il suo
primato. Anche nelle cose umane avviene lo stesso: l’ascolto è
amore; le parole pronunciate da coloro che amiamo hanno sempre un
particolare peso per noi, e vengono ascoltate anche quando sono
banali. Parimenti siamo spesso incapaci di prestare attenzione alle
parole, anche sapienti, di chi non è amato. Sul piano della vita
cristiana, si replica lo stesso fenomeno: la scarsa attenzione
alla Parola di Dio è il segno più sicuro che la sua divina Persona
non ha alcuna rilevanza nella nostra vita, e questo è un peccato
di empietà. Il testo di Daniele, infatti, nella sua preghiera
penitenziale, chiede perdono a Dio per non aver ascoltato
coloro che Dio ha mandato per trasmettere a Israele la sua Parola.
Don Vincenzo Cuffaro
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