Ed
è sul tema della misericordia, che ritorna il vangelo di Luca al
cap. 15, nella parabola del figliol prodigo; una lunga parabola che
rappresenta, anch’essa, un’immagine estremamente efficace della
disposizione di Dio verso l’uomo, personificata dal padre dei due
figli che compaiono nella parabola. Essa è, intenzionalmente,
raccontata ad un uditorio di pubblicani e di peccatori; di gente
disprezzata da coloro che si ritenevano depositari della santità, in
quanto perfetti osservanti della legge mosaica. E a questo uditorio
di gente emarginata, Cristo dedica la parabola più bella del NT, una
parabola che entra nelle profondità del cuore di Dio, e ne svela i
sentimenti dalla tonalità paterna e materna allo stesso tempo.
L’inizio
della parabola è comune a tanti altri: “Un
uomo aveva due figli”. Cristo, nelle sue parabole, non ci
mette dinanzi a delle cose o a delle situazioni. Egli, in primo
luogo, ci mette dinanzi una persona, come aveva fatto con il giovane
ricco, che gli chiedeva quale cosa buona si debba fare per entrare
nel regno di Dio. Cristo gli risponde mettendogli davanti
innanzitutto Colui che è buono: c Con questo esordio la parabola ci mette immediatamente
dinanzi alla chiave di comprensione della trama: il vero peccato dei
due figli è la non conoscenza della paternità. La situazione
che, poi, viene descritta acquista luce e significato, a partire dal
punto di vista di questo padre, che rivela, nel modo di comportarsi
con i suoi figli, una grande statura morale, e che personifica, al
tempo stesso, l’atteggiamento di Dio verso l’uomo. La
misericordia, che è il tema centrale di questa liturgia, viene
sottolineata dalla parabola in diversi modi.
Don Vincenzo Cuffaro
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