In questi testi si viene messi in guardia dinanzi ad un primo
possibile fraintendimento, che è quello di ritenere il numero degli
anni di cammino, o l’esercizio dei ministeri, come un segno di
maturazione e di santità cristiana. La parola che è rivolta alle
guide del popolo, sia nel profeta Isaia che nel brano evangelico
odierno, intende appunto demolire questo pregiudizio: non è la
posizione che si occupa nella Chiesa, non è l’autorità religiosa
che si riveste, non sono gli anni di cammino che garantiscono la
santità. Essa è esclusivamente un’esperienza legata alla
conversione, che potrebbe non esserci, nonostante i lunghi anni di
servizio ministeriale. Tale via di conversione, tanto per coloro che
esercitano dei ministeri o rivestono una posizione di autorità,
quanto per coloro che non li rivestono, è definita da Isaia come una
via di ascolto e di dialogo con Dio. L’esortazione rivolta ai
capi: “Lavatevi, purificatevi,
togliete il male delle vostre azioni dalla mia vista”, a cui
segue una serie di esortazioni alla giustizia sociale, approda infine
a un punto cruciale: “Su,
venite e discutiamo, dice il Signore. Anche se i vostri peccati
fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve”.
Dinanzi alla descrizione del peccato: “Cessate
di fare il male, … ricercate la giustizia, soccorrete l’oppresso”,
si ha l’impressione di un cumulo di mancanze e di omissioni di
grande portata; sembrerebbe quasi che occorra compiere chissà quale
dolorosa purificazione o espiazione, per superare l’ostacolo del
peccato. Invece, la Parola del profeta indica un superamento del
peccato che si compie mediante un gesto dalla sconcertante
semplicità: l’atto di avvicinarsi al Signore e di parlare con Lui
è tutto ciò che l’uomo deve fare, perché in definitiva è Dio
stesso che ci lava dalla macchia del peccato. Ne consegue una verità
dalla logica stringente: nessuno può essere deterso, se non si
accosta a Dio in un rapporto personale, che si concretizza nel
dialogo. Tutto quel male che sta sotto gli occhi di Dio, e che ha
indubbiamente bisogno di una radicale purificazione, non viene lavato
da olocausti o sacrifici, né da macerazioni personali per quanto
eroiche, ma viene purificato dall’accoglienza di Dio da parte
dell’uomo peccatore, e dalla disponibilità ad accettare il suo
invito di dialogare con Lui: “Su,
venite e discutiamo, dice il Signore. Anche se i vostri peccati
fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve”.
Sotto un certo aspetto, torna qui il tema della lettura di ieri, dove
il peccato fondamentale era proprio questo: quello, cioè, di non
avvicinarsi a Dio per discutere con Lui, accogliendo la sua Parola e
confrontandosi con Essa. Non è una via difficile quella indicata dal
profeta Isaia, eppure non è possibile alcun superamento di se stessi
senza questo momento di confronto e di dialogo con il Signore, che
rivolge a noi la sua Parola. Essa stessa, per chi crede, è la forza
di purificazione che agisce nella coscienza.
Don Vincenzo Cuffaro
Nessun commento:
Posta un commento