Gli infermi che giacciono sotto i portici della piscina sono indicati
da tre categorie: ciechi, storpi e paralitici. Con queste tre
immagini l’evangelista vuole indicare anche la reale condizione
dell’uomo, nel momento in cui Cristo lo raggiunge: la cecità, la
mancanza della libertà di movimento e la paralisi. Inoltre, vi è
uno stridente contrasto tra la festa “dei Giudei” che si svolge
nel Tempio, e la moltitudine di gente sofferente, abbandonata a se
stessa. Il vuoto della solennità religiosa emerge per contrasto, a
motivo della esclusione di quegli infelici dai festeggiamenti fatti
nel Tempio per onorare di Dio; un onore di Dio, però, totalmente
svuotato dell’amore verso il prossimo e della solidarietà umana.
Il fatto che Cristo non vada al Tempio, mentre lì si inneggia a Dio,
allude all’assenza di Dio in ogni culto inautentico. Cristo si
allontana da tutte le forme di religiosità che inneggiano a Dio e
calpestano la dignità della persona umana. Chi vorrà trovarlo,
dovrà recarsi là dove giace l’umanità sofferente. Per questo,
nella sua prima visita a Gerusalemme, Egli va al Tempio esprimendo
una aperta condanna, ma nella sua seconda visita si reca da coloro
che sono tenuti fuori dalla gioia di lodare Dio. Essi erano in attesa
di un angelo che muovesse le acque della piscina, per conferire loro
una virtù risanante.
Don Vincenzo Cuffaro
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