At 9,31-42 “La
Chiesa cresceva, colma del conforto dello Spirito Santo”
Salmo 115 “Ti
rendo grazie, Signore, perché mi hai salvato”
Gv 6,60-69 “Da
chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”
Le letture di questo
giorno presentano chiaramente l’azione dello Spirito in quanto
datore di vita, che agisce nella parola della predicazione
apostolica. Così, negli Atti degli Apostoli, Pietro è raffigurato
nel suo ministero di guarigione, ministero derivante a sua volta da
quello della Parola, che infatti, nel vangelo odierno, è definita da
Cristo “Spirito e vita”. Questa Parola, che Cristo stesso
consegna ai suoi Apostoli perché la trasmettano alla Chiesa, non
soltanto fa conoscere Dio, comunicando delle informazioni su di Lui,
ma introduce soprattutto la comunità cristiana nella dinamica della
salvezza, ossia in una nuova energia di vita che è capace di vincere
qualunque genere di infermità e di morte.
Il
versetto chiave che collega le due letture è costituito da Gv 6,63:
“E’ lo Spirito che dà la
vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono
spirito e vita”. Questa espressione, accostata al testo
degli Atti, offre una particolare chiave di lettura per il ministero
di guarigione di Pietro, che sembra essere la conseguenza naturale
del ministero della Parola. Colui che è chiamato da Dio a far
risuonare la Parola, essendo la Parola essa stessa Spirito, comunica
la vita a coloro che l’accolgono nella fede, e ciò si verifica per
una forza intrinseca che opera nella predicazione e che manifesta
tutta la sua efficacia in coloro che credono.
Il testo degli Atti si
apre descrivendo un periodo di pace che la prima comunità cristiana
sperimenta come una tregua tra le persecuzioni da parte del
giudaismo. Gli Atti degli Apostoli non raccontano soltanto le
persecuzioni – ci sono stati indubbiamente dei tempi difficili di
condanna, di carcere, di fustigazione per la prima generazione dei
cristiani e si è visto come questi tempi difficili siano
accompagnati da una particolare vicinanza di Dio - ma raccontano
anche i tempi di pace, perché non si creda che la vita cristiana,
pur essendo incentrata sul mistero pasquale di morte e risurrezione
sia solo combattimento, persecuzione e prova; è anche questo, ma il
Signore sa dosare perfettamente, tanto nel cammino individuale quanto
in quello della Chiesa nel suo insieme, l’alternanza della prova e
della consolazione, della persecuzione e della pace, che, come
avviene per le stagioni che si susseguono sulla terra, garantiscono
la fioritura della vita cristiana.
L’evangelista
Luca, nel testo odierno degli Atti, descrive dunque un tempo di pace
che Dio ha garantito alla Chiesa e che viene identificato, nella sua
modalità, da due espressioni relative all’atteggiamento della
Chiesa: “essa cresceva e
camminava nel timore
del Signore, colma
del conforto dello Spirito Santo” (At 9,31). La gioia
cristiana è infatti qualcosa di diverso che non semplicemente un
benessere, una condizione gradevole alla propria sensibilità. La
gioia cristiana è qualcosa di più profondo, è soprattutto un dono
che scende dall’alto, più che la conseguenza di una tregua, o il
frutto di circostanze favorevoli. Per questo, il conforto dello
Spirito viene collegato da Luca al timore del Signore, intendendo
dire che nessuno può gustare la gioia dello Spirito senza
sottomettersi incondizionatamente ai decreti di Dio, all’alternanza
dei tempi stabiliti da Lui, al modo in cui Egli dosa pace e
persecuzione, sofferenza e consolazione. Tale dosaggio risponde a una
logica comprensibile solo all’intelligenza divina. Tutt’al più
può avvenire che nel volgere di lunghi anni, e dopo tante
evoluzioni, possiamo acquisire maggiori elementi per capire un po’
di più l’opera di Dio nella nostra vita. E ciò nel contesto di
una incondizionata e perseverante sottomissione a quel che Dio
decreta per noi, giorno dopo giorno, anche quando lo scopo ultimo
degli eventi non è subito comprensibile. Perciò il timore del
Signore, che rappresenta appunto il sentimento che accompagna
l’ubbidienza del figlio, è la base su cui il conforto dello
Spirito può diffondersi nella vita della Chiesa come anche in quella
del singolo credente.
Don Vincenzo Cuffaro
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