venerdì 7 maggio 2010

Beato chi... volentieri cerca di correggersi!

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“Non rimproverare con asprezza la persona che ha fatto uno sbaglio.
Aspetta pazientemente:
otterrai di più parlando gentilmente e con dolcezza
che con una lunga sequenza di rampogne.
Così facendo finirai per avere ragione (le cose andranno a posto, soprattutto, non darai l'impressione di aver vinto rendendo l'altro perdente)
e ti manterrai calmo”.
“Quando stai per dire qualcosa,
esamina il tuo modo di parlare ( anche l'atteggiamento);
la carità e la gentilezza renderanno più appetibile (condivisibile) il tuo messaggio.
La stessa cosa detta in due modi diversi da due persone con diversi stati d’animo
produce due diversi risultati” (F.X. Nguyen Van Thuan).
Aspetta pazientemente: otterrai di più parlando gentilmente e con dolcezza. E’ proprio questa pazienza che talvolta viene meno dialogando con qualcuno! Altro che “dolcezza”, le rampogne navigano incontrastate in moltissimi dei nostri discorsi. Dovremmo davvero seguire il saggio monito del vescovo vietnamita Van Thuan, che in tredici anni di prigionia di pazienza ne ha avuta davvero tanta!Il nostro modo di parlare è spesso privo di carità. E’ più facile inveire contro una persona piuttosto che aiutarla a comprendere l’errore commesso. A quanti di noi non darebbe fastidio essere rimproverati per aver usato parole inadeguate o per aver compiuto un’azione sbagliata? A tal proposito San Francesco d’Assisi suggerisce il metodo della “beata” correzione fraterna: “Beato chi accetta di essere corretto, accusato e rimproverato da un altro, come se lo facesse da se stesso. Beato chi quando viene rimproverato non è pronto a scusarsi, ma con umiltà confessa la sua colpa e volentieri cerca di correggersi. Anzi, ancora più beato chi non si difende e accetta il rimprovero anche di una colpa che non ha commesso” (S. Francesco). I Santi… che grandi uomini, tutto facile per loro… sempre disposti ad accogliere nel loro cuore il “cibo spirituale” che il buon Dio provvede loro. Talvolta, però, questo “cibo” a noi va di traverso! Soprattutto se si pizzicano le corde della nostra sacrosanta suscettibilità! Di per sé l’ammonimento del Santo d’Assisi potrebbe anche essere preso in seria considerazione dalla nostra “sapiente” capacità di riconoscere tutto ciò che è buono per noi. E’ il “volentieri cerca di correggersi” che purtroppo difficilmente riusciamo ad accettare. Si può entrare nella schiera dei beati se accettiamo la correzione fraterna come la possibilità di ritornare a guardare tutto e tutti con lo stesso sguardo misericordioso di Cristo.Non è impossibile!Ci si potrebbe già iniziare a lavorare!!!

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