Non possiamo vivere da soli la nostra vita spirituale. La vita dello Spirito è come un seme che ha bisogno di un terreno fertile per crescere. Un terreno fertile implica non soltanto una buona disposizione interiore, ma anche un ambiente di sostegno. E’ molto difficile vivere una vita di preghiera in un ambiente dove nessuno prega o parla con amore della preghiera. E’ quasi impossibile approfondire la nostra comunione con Dio quando coloro con cui viviamo e lavoriamo respingono o persino ridicolizzano l’idea che vi sia un Dio d’amore. E’ un compito sovrumano continuare ad applicare il nostro cuore al Regno quando tutti coloro che conosciamo o con i quali parliamo hanno il loro cuore attento ad ogni cosa tranne che al Regno.
Non sorprende che le persone che vivono in un ambiente secolarizzato, dove il nome di Dio non viene mai menzionato, la preghiera sia sconosciuta, la Bibbia non venga mai letta e la conversazione sulla vita nello Spirito sia completamente assente, non possano vivere a lungo la comunione con Dio. Ho scoperto quanto io stesso sia sensibile all’ambiente in cui vivo. Nella mia comunità le parole sulla presenza di Dio nella nostra vita vengono spontaneamente e facilmente alle labbra. […] Se parliamo seriamente di vita spirituale, abbiamo la responsabilità di creare un ambiente in cui essa possa crescere e maturare. Forse non riusciremo a creare il contesto ideale per una vita nello Spirito, ma ci sono aperte molte più opzioni di quanto spesso noi crediamo. Possiamo scegliere amici, libri, chiese, arte, musica, luoghi da visitare e gente con cui stare che, nel loro insieme, offrano un ambiente che consenta al granello di senape che Dio ha seminato in noi di crescere, diventando un grande albero.
(da: Henry Nouwen, Vivere lo spirito, Queriniana, pag. 82-85)
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