sabato 22 ottobre 2011

rischieresti di rimanere coinvolto in qualcosa di infinitamente più grande della tua finitezza!

Dio è pericoloso, scriveva provocatoriamente il grande teologo svizzero H. U. von Balthasar, è un seduttore di cuori! Bisogna stare molto attenti, prestare attenzione alle Sue iniziative e rimanere in guardia… rischieresti di rimanere coinvolto in qualcosa di infinitamente più grande della tua finitezza!

Il “rischio” di essere completamente risucchiati dall’amore di Dio! E’ forse questo il problema che spinge l’uomo ad indietreggiare di fronte all’annuncio del Vangelo? Come se quel particolare contatto tra il divino e l’umano potesse solo danneggiarti! Talvolta si preferisce rimanere incastrati nella finitezza del proprio pezzetto di mondo, piuttosto che permettere a Dio di rivoluzionare la nostra esistenza e il nostro cuore?

Cogitor

venerdì 21 ottobre 2011

bisogno di una presenza amorevole:

Vi sono combattimenti che l’uomo non può sostenere da solo, senza l’aiuto della grazia divina. Quando la parola non sa più trovare espressioni adeguate, s’afferma il bisogno di una presenza amorevole: cerchiamo allora la vicinanza non soltanto di coloro che condividono il nostro stesso sangue o che ci sono legati con i vincoli dell’amicizia, ma la vicinanza anche di coloro che ci sono intimi per il legame della fede” (Benedetto XVI).

giovedì 20 ottobre 2011

senza la bellezza non potrebbe più vivere


Che cosa può ridare entusiasmo e fiducia, che cosa può incoraggiare l’animo umano a ritrovare il cammino, ad alzare lo sguardo sull’orizzonte, a sognare una vita degna della sua vocazione se non la bellezza? Voi sapete bene, cari artisti, che l’esperienza del bello, del bello autentico, non effimero né superficiale, non è qualcosa di accessorio o di secondario nella ricerca del senso e della felicità, perché tale esperienza non allontana dalla realtà, ma, al contrario, porta ad un confronto serrato con il vissuto quotidiano, per liberarlo dall’oscurità e trasfigurarlo, per renderlo luminoso, bello.
Una funzione essenziale della vera bellezza, infatti, già evidenziata da Platone, consiste nel comunicare all’uomo una salutare “scossa”, che lo fa uscire da se stesso, lo strappa alla rassegnazione, all’accomodamento del quotidiano, lo fa anche soffrire, come un dardo che lo ferisce, ma proprio in questo modo lo “risveglia” aprendogli nuovamente gli occhi del cuore e della mente, mettendogli le ali, sospingendolo verso l’alto. L’espressione di Dostoevskij che sto per citare è senz’altro ardita e paradossale, ma invita a riflettere:  “L’umanità può vivere – egli dice – senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe più vivere, perché non ci sarebbe più nulla da fare al mondo. Tutto il segreto è qui, tutta la storia è qui”. Gli fa eco il pittore Georges Braque: “L’arte è fatta per turbare, mentre la scienza rassicura”. La bellezza colpisce, ma proprio così richiama l’uomo al suo destino ultimo, lo rimette in marcia, lo riempie di nuova speranza, gli dona il coraggio di vivere fino in fondo il dono unico dell’esistenza.
Benedetto XVI agli artisti, 21 novembre 2009

mercoledì 19 ottobre 2011

Signori benpensanti spero non vi dispiaccia


Fabrizio De André, Preghiera

Lascia che sia fiorito
Signore, il suo sentiero
quando a te la sua anima
e al mondo la sua pelle
dovrà riconsegnare
quando verrà al tuo cielo
là dove in pieno giorno
risplendono le stelle.


Quando attraverserà
l'ultimo vecchio ponte
ai suicidi dirà
baciandoli alla fronte
venite in Paradiso
là dove vado anch'io
perché non c'è l'inferno
nel mondo del buon Dio.


Fate che giunga a Voi
con le sue ossa stanche
seguito da migliaia
di quelle facce bianche
fate che a voi ritorni
fra i morti per oltraggio
che al cielo ed alla terra
mostrarono il coraggio.


Signori benpensanti
spero non vi dispiaccia
se in cielo, in mezzo ai Santi
Dio, fra le sue braccia
soffocherà il singhiozzo
di quelle labbra smorte
che all'odio e all'ignoranza
preferirono la morte.


Dio di misericordia
il tuo bel Paradiso
lo hai fatto soprattutto
per chi non ha sorriso
per quelli che han vissuto
con la coscienza pura
l'inferno esiste solo
per chi ne ha paura.


Meglio di lui nessuno
mai ti potrà indicare
gli errori di noi tutti
che puoi e vuoi salvare.
Ascolta la sua voce
che ormai canta nel vento
Dio di misericordia
vedrai, sarai contento.


Dio di misericordia


vedrai, sarai contento.

martedì 18 ottobre 2011

il reale non ha presa su di noi (niente ci prende).


È una ragione fragile il motivo per cui il reale non ha presa su di noi (niente ci prende).Tutti possiamo riconoscerci in questa situazione: se non vediamo continuamente l’essere vibrare in noi, tutto torna di nuovo piatto e diventa sempre più urgente in ciascuno di noi la domanda: qual è la strada che può restituirmi quella condizione che rende possibile non dare per scontato tutto, ma sorprendermi di tutto? Per rispondere a questa domanda occorre capire perché ci capita questo. Perché, dopo un’esperienza come quella descritta, ritorniamo a dare tutto per scontato e non ci stupiamo più di niente? Don Giussani identifica le ragioni in Ciò che abbiamo di più caro, il libro dell’Equipe degli universitari pubblicato quest’anno: 
1) Questo accade – dice Giussani – per colpa di una ragione debole, cioè di un uso ridotto della ragione che, non essendo in grado di cogliere la presenza delle cose presenti, ci porta a dare tutto per scontato. È una ragione fragile il motivo per cui il reale non ha presa su di noi, non ci colpisce e tutto diventa di nuovo grigio. Questo uso della ragione porta a una conseguenza inevitabile.
 2) Una divisione fra il riconoscimento e l’affettività, tra il riconoscimento e l’essere attaccati al riconoscimento: l’io resta diviso tra il riconoscimento (che rimane astratto) e l’affettività (che fluttua). Non essendo la ragione in grado di raggiungere la realtà, l’affettività non s’incolla, rimane fluttuante e niente ci prende.

Julián Carrón, Milano, 1 ottobre 2011

lunedì 17 ottobre 2011

Noi la possiamo chiamare «mamma» senza paura.


Introdurre Maria nei propri affari - Don Tonino Bello

«La portò nella sua casa». Sapete cosa significa?: la introdusse nel cerchio dei suoi interessi, nel cerchio dei suoi affetti, nel cerchio delle cose più care e più belle che lui potesse avere. La introdusse quindi proprio all'interno della esperienza religiosa e umana più profonda. Quindi la Madonna che diviene la madre di Giovanni, il quale simbolizza tutta la chiesa, diventa anche la mamma nostra. 
Noi la possiamo chiamare «mamma» senza paura. Anzi dobbiamo considerarla così.
Io qualche volta sono preoccupato perché nei confronti della Madonna abbiamo un rapporto un po' di grande rispetto. Difficilmente riusciamo a toglierle di capo il diadema delle dodici stelle per vedere quanto essa è bella a capo scoperto. 

A capo nudo la Madonna è stupenda ugualmente. Ecco perché io credo non ci possa essere conclusione più bella per questo vostro ritiro che prendere questa decisione: di accogliere la Madonna all'interno dei vostri affari. 
Fatela diventare socia della vostra «Ditta». Tu metti «Ditta Domenico e Maria». È un fatto al quale non ci pensiamo molto.
Io queste cose non è da molto che le sperimento, cioè le vivo.

Però la considerazione degli studi, l'ascolto e poi lo stare insieme con gli altri, il sentire certe verità, ti rendono consueto con delle verità che sono straordinarie: pensare la Madonna contemporanea nostra! Alla fine del mese uscirà un libro che ho intitolato «Maria, donna dei nostri giorni», per indicare che era così, come le ragazze che salgono, che vengono a salutarmi. Maria è così: pulitissima nell' animo, che sembrava con i suoi sguardi bruciasse tutte le radici del peccato, della colpa, della cupidigia, che impediva pensieri che non fossero di castità in chi la guardava. Maria è così.
Introducetela nei vostri affari, nei vostri disegni. Introducetela nei vostri pensieri. Fatela diventare non solo coinquilina di casa vostra, ma anche la persona con, cui voi confidate per prima tutti i vostri progetti. E vero!, non ci credete? Parola di uomo. E così.
E poi io credo che quando c'è lei è chiaro che tutto il resto lo consulti con Gesù. Ma diventa spontanea, non diventa artefatta, non diventa carica di addobbi, come succede spesse volte per la nostra vita spirituale, per la nostra pietà. Abbiamo un sacco di addobbi sulle spalle, un sacco di trine, di nastri. E invece con Gesù, uomo libero, vi sia davvero un rapporto più libero, un rapporto più gioioso, un rapporto più forte. 

Non abbiate paura.
Il Signore vi benedica e la Madonna vi introduca nei suoi affari.

domenica 16 ottobre 2011

Ho paura, Signore, della mia povertà.


Vivere di te (Preghiera del Catechista) – don Tonino Bello

Chiamato ad annunciare la tua Parola,
aiutami, Signore, a vivere di Te,
e a essere strumento della tua pace.

Assistimi con la tua luce, perché i ragazzi
che la comunità mi ha affidato
trovino in me un testimone credibile del Vangelo.

Toccami il cuore e rendimi trasparente la vita,
perché le parole, quando veicolano la tua,
non suonino false sulle mie labbra.

Esercita su di me un fascino così potente,
che, prima ancora dei miei ragazzi,
io abbia a pensare come Te,
ad amare la gente come Te
a giudicare la storia come Te.

Concedimi il gaudio di lavorare in comunione,
e inondami di tristezza ogni volta che,
isolandomi dagli altri,
pretendo di fare la mia corsa da solo.

Ho paura, Signore, della mia povertà.
Regalami, perciò, il conforto
di veder crescere i miei ragazzi
nella conoscenza e nel servizio di Te,
Uomo libero e irresistibile amante della vita.

Infondi in me una grande passione per la Verità,
e impediscimi di parlare in tuo nome
se prima non ti ho consultato con lo studio
e non ho tribolato nella ricerca.

Salvami dalla presunzione di sapere tutto,
dall'arroganza di chi non ammette dubbi;
dalla durezza di chi non tollera ritardi;
dal rigore di chi non perdona debolezze;
dall'ipocrisia di chi salva i principi e uccide le persone.

Trasportami, dal Tabor della contemplazione,
alla pianura dell'impegno quotidiano.
E se l'azione inaridirà la mia vita,
riconducimi sulla montagna del silenzio.
Dalle alture scoprirò ì segreti della «contemplatività»,
e il mio sguardo missionario
arriverà più facilmente agli estremi confini della terra.

Affidami a tua Madre.
Dammi la gioia di custodire i miei ragazzi
come Lei custodì Giovanni.
E quando, come Lei, anch'io sarò provato dal martirio,
fa' che ogni tanto possa trovare riposo
reclinando il capo sulla sua spalla. Amen.