sabato 3 aprile 2010

so(g)no un genio

Signore,
chi l'avrebbe mai detto che anch'io sono un genio.
Non ho mai fatto chissà quali invenzioni,
non ho mai scoperto chissà quali teorie
eppure anch'io posso essere un genio.
Grazie, Signore, perché mi hai fatto originale,
non con lo stampino;
grazie con tutto quello che sono con tutte le mie doti.
Grazie perché mi chiami
a venire fuori con la mia originalità
e mi chiami a dare all'umanità un contributo
che solo io posso dare.
Signore, fa che io rifiuti la strada più comoda,
ma anche più squallida,
di intrupparmi, di fare quello che fanno tutti,
di non distinguermi dagli altri.
Signore, fa che io non abbia paura di essere me stesso,
di essere e-gregio, uno che sta fuori dal gregge.
Voglio proprio guardarmi dal pericolo
di farmi clonare.
Così potrò dare al mondo intero
quell'apporto che solo io e nessun altro può dare.

Amen
http://www.sullastradadiemmaus.it/il-vangelo-della-domenica.html?start=25

Il silenzio dell'abbandono- Gesù ha un suo metodo- La Pasqua è bella perché è il segno della misericordia



Il termine “abbandono” è interessante poiché lo si può utilizzare per esplicitare due concetti diversi l’uno dall’altro: essere abbandonati da qualcuno, oppure abbandonarsi a qualcuno!

L’uomo non può vivere solo, egli è stato creato da una “Comunione di Persone” (Padre, Figlio e Spirito Santo) per fare esperienza di comunione.

Una cosa è certa – afferma J. Ratzinger cardinale – “c’è una notte nel cui abbandono non arriva alcuna voce; vi è una porta attraverso la quale noi possiamo passare solamente in solitudine: la porta della morte. Tutta la paura del mondo è in ultima analisi paura di questa solitudine. […] Ma quella solitudine nella quale l’amore non può più penetrare è l’inferno”. http://cogitor.splinder.com/

«Pensi al Getsemani, signor pastore. Tutti i discepoli si erano addormentati. Non avevano capito nulla. Ma non era ancora il peggio. Quando il Cristo fu inchiodato alla croce e vi rimase, tormentato dalle sofferenze, esclamò: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Il Cristo fu preso da un grande dubbio nei momenti che precedettero la sua morte. Dovette essere quella la più crudele delle sue sofferenze. Voglio dire il silenzio di Dio».

A parlare così al protagonista, un pastore luterano di una comunità svedese, è un uomo semplice, il sagrestano. Eppure egli è di fronte all’uomo di Chiesa come un cristiano autentico, mentre il suo interlocutore sta piombando nel baratro dell’incredulità. La moglie amata gli è stata portata via da un male inesorabile e la sua fede si è disciolta come neve al sole. I parrocchiani sentono il tono falso dei suoi sermoni e, uno dopo l’altro, disertano il tempio che, così, si trasforma in un deserto. Quando il pastore avrà raggiunto il nadir infernale del suo ateismo, anche la chiesa sarà totalmente vuota come il suo cuore; eppure egli celebrerà lo stesso il culto in piena solitudine e forse questo atto sarà – più che un gesto estremo di desolazione – l’avvio della risurrezione. (Ravasi)

Il Signore Gesù ha un suo metodo, un modo d'agire e di comportarsi che non va d'accordo con la nostra logica. La nostra maniera di ragionare ci sembra molto più intelligente, molto più efficace e più utile della sua ed esige minor dispendio e minore sforzo.

Volete un altro esempio tratto dalla natura ? C'era proprio bisogno che d'autunno cadessero tutte le foglie e la natura si abbandonasse al lungo sonno invernale per darci il gusto della primavera ? La primavera che viene dopo l'inverno non vi pare una cosa mal organizzata? Non poteva la Provvidenza fare sì che tutto l'anno fosse primavera e non si alternassero stagioni così disuguali; che le foglie rimanessero sempre sugli alberi, che la vegetazione fosse continua ?

Noi, che siamo gente molto ragionevole, avremmo messo insieme un mondo fatto a questa maniera, ma avremmo tolto la bellezza alle cose, perché la bellezza di ogni creatura è nella sua capacità di rinnovarsi.

Se si fosse sottratto alla morte, noi avremmo detto: guarda, non è un uomo, non ha accettato il nostro destino. Ed egli non avrebbe potuto mettere nella fragilità della nostra natura, quella immensa speranza che ci viene soltanto dalla sua resurrezione. Se i due discepoli non l'avessero incontrato lungo la strada che va da Gerusalemme ad Emmaus, se Egli non si fosse fermato nella loro casa e non si fosse manifestato nello spezzar del pane, essi non avrebbero trovato la freschezza ed il rinnovamento della loro fede. Miei cari fratelli, la religione nostra è una religione di novità. Non c'è niente di vecchio anche se voi, qualche volta, avete l'impressione che tutto qui, nella Chiesa, si ripeta secondo una tradizione secolare che non ha più nulla che vi possa incuriosire.

Ecco quello che io vorrei che voi capiste come una delle lezioni più grandi della misericordia di Dio. Noi dobbiamo ringraziarlo per questa libertà che ci ha dato. La professione cristiana non è qualcosa di obbligato e di forzato, ma è una semplice, spontanea, cordialissima adesione da parte nostra. Dobbiamo ringraziarlo perché Egli è il solo che ci rispetta. Nessuno ci ha obbligato ad inginocchiarci nella Pasqua; nessuno ci ha portati qui alla balaustra; nessuno ci ha portati in chiesa; nessuno ci obbliga ad essere buoni.

C'è soltanto un invito: l'invito divino che ha la capacità di rifare, di rimettere a posto, di ricostruire. La primavera è bella perché essa è la ricostruzione, da parte dell'onnipotenza di Dio, della natura che nell'inverno è venuta meno. E così, vedete, la Pasqua è bella non perché il Signore si sia sottratto alla morte, ma perché ha vinto la morte; non perché ha impedito agli Ebrei di essere dei deicidi, ma perché ha perdonato ai deicidi. La Pasqua è bella perché è il segno della misericordia di Dio che ha impresso, sul volto di ogni uomo, i segni della Redenzione.

(don Mazzolari)

il silenzio si rivela


Il grande silenzio di oggi copre l'angoscia di chi vede nel vuoto l'ultimo approdo, e annulla la frenesia di chi cerca di negarlo in una dispersione logorante. Ma il grande silenzio ha anche tuttt'altra voce. E' accoglienza di chi non si arrende al nulla , e leva il capo in una ricerca, o piuttosto un'attesa mite e paziente. A questi- e consapevole o meno sono i più i piccoli, i poveri a cui è data la percezione del mistero- il silenzio di oggi parla.
http://www.avvenire.it/Commenti/sabato+santo+ghini_201004030740425000000.htm

sabato santo


Il sabato santo, giorno del grande silenzio, ci riporta a Gesù che attraverso la sua morte è sceso nella morte umana e le ha riaperto le porte della vita e della speranza. In questo giorno Gesù attraversa le profondità della morte, del peccato, delle distanze massime da Dio, per portare anche lì una parola forte e sicura: “venite fuori”…”destatevi dal sonno della morte”.

venerdì 2 aprile 2010

A meno che tu non voglia parlarmi di te...

Inchiodato, con te la vera libertà


Signore Gesù Cristo,
ti sei fatto inchiodare sulla croce,
accettando la terribile crudeltà di questo dolore,
la distruzione del tuo corpo e della tua dignità.
Ti sei fatto inchiodare,
hai sofferto senza fughe e senza compromessi.
Aiutaci a non fuggire
di fronte a ciò che siamo chiamati ad adempiere.
Aiutaci a farci legare strettamente a te.
Aiutaci a smascherare quella falsa libertà
che ci vuole allontanare da te.
Aiutaci ad accettare la tua libertà “legata”e
a trovare nello stretto legame
con te la vera libertà.

Luce, oh, dov’è la luce?

Luce, oh, dov’è la luce?
Accendila con il fuoco ardente della speranza!
Il cielo è coperto di nubi, non so quel che s’agita in me,
non comprendo cosa significhi
e il mio cuore cerca brancolando il sentiero che porta
dove m’invita l’armonia della notte.
Luce, oh, dov’è la luce?
Accendila con il fuoco ardente del desiderio!
Tuona la bufera e soffia il vento fischiando nel vuoto.
La notte è scura come pietra nera.
Non lasciare che le ore passino nel buio,
accendi con la tua vita la lampada dell’amore,
porta la tua fiamma a chi è senza fuoco. (Rabindranath Tagore)

Auguri
di una
Buona e Serena Pasqua

Cathy e Giorgio

giovedì 1 aprile 2010

Dedicato ai miei figli... a tutti i figli


(padre)
non è il momento di fare cambiamenti,
rilassati e basta, prenditela comoda.
Sei ancora giovane, questo è il tuo problema,
c'è così tanto che devi conoscere,
trovati una ragazza, sistemati,
se vuoi puoi sposarti.
guarda me, sono vecchio, però sono felice

un tempo ero come tu sei ora, e so che non è facile,
stare calmo quando trovi qualcosa per andartene
ma prenditi il tuo tempo, pensa molto
perchè, pensa a tutto quel che hai.
domani tu sarai ancora qui, ma i tuoi sogni potrebbero non esserci


[figlio]
come posso provare a spiegargli? quando lo faccio lui si gira dall'altra parte
è sempre stata la solita vecchia storia.
dal momento in cui potevo parlare mi è stato ordinato di sentire
ora c'è una via, e io so che devo andare
io so che devo andare


[padre]
non è tempo per cambiamenti
solo sietidi, prenditela lentamente.
sei ancora giovane, è questo il tuo problema
c'è così tanto su cui devi pensare
trovati una ragazza, sistemati
se vuoi puoi sposarti
guarda me, sono vecchio, ma sono felice


[figlio]
tutte le volte che ho pianto, tenendomi tutto ciò che sapevo dentro
è difficile, ma è più difficile ignorare ciò
se loro erano nel giusto, io accettavo, ma il problema è che non mi conosci
ora c'è una via e io so che devo dandare via
io so che devo andare

Si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita.



Preghiera
Signore Gesù,
il mondo ci educa a stare in piedi ed esorta tutti a restarci.
E se manca lo spazio, giustifica le spinte
che cacciano fuori chi ci ostacola o ci è di impedimento.
Oggi, invece tu ci offri un comandamento nuovo.
    Non lo troviamo tra gli uomini. Non nasce dalle nostre tradizioni.
    È un comando che viene da Dio ed è un gran dono che oggi riceviamo.
    Gesù l’ha applicato per primo. Beati noi se lo comprendiamo!
    Il giovedì santo ci insegna come vivere e da dove iniziare a vivere:
    la vita vera è piegarsi verso i fratelli e sorelle, iniziando dai più deboli.
    Il giovedì santo è davvero un giorno umano.
    Per questo ti ringraziamo Signore Gesù.

quel che accade non m’importa più


"Mi son messo a morire,
e quel che accade non m’importa più;
ora voglio sparire
nel cuore abbandonato di Gesù.

Tutto questo penare
Per l’avarizia e per la vanità
nell’amore scompare:
ho riacquistato la mia libertà.

Mi son messo a morire
a questa morte che non muore più:
ora voglio gioire
con Dio della sua eterna gioventù."
(Igino Giordani, 1951)

E se dico che non c'é verso che Gesù sia un uomo senza che un uomo sia Gesù, mi sa che la sparo grossa l'eresia.

Ho visto questa bella immagine di due persone grandi e mi è sembrata una bella icona per oggi giorno di Comunione. É UN BUON ESEMPIO per tutti quelli che appartengono con orgoglio a un movimento ecclesiale, la nostra appartenenza non ci divida. Buon Giovedi Santo e grazie a http://talkin-walkin.blogspot.com/ per quello che riporto qui.

Felicità é una sequela
"Vedi, io sono un'anima che passa per questo mondo. Ho visto tante cose belle e buone e sono sempre stata attratta solo da quelle. Un giorno (indefinito giorno) ho visto una luce. Mi parve più bella delle altre cose belle e la seguii. Mi accorsi che era la Verità."(Chiara Lubich, da una lettera degli anni '40)
La nostra responsabilità é per l'unità, fino a una valorizzazione anche della minima cosa buona che c'è nell'altro"
(Luigi Giussani)

In fondo in fondo alla miniera, dove sta l'oro, c'é solo la vena pura. Quella cosa eterna. (...) La cosa che ci fa scodellare benedizioni invece che insulti sulla testa degli sconosciuti. E' sempre la stessa cosa. Ed é una cosa sola. Solo una. (...)
Allora io la metterei così. Direi che la cosa di cui stiamo parlando é sì Gesù, ma Gesù inteso come quell'oro in fondo alla miniera. Lui non poteva scendere sulla terra e prendere la forma di un uomo se quella forma non era fatta apposta per ospitarlo. E se dico che non c'é verso che Gesù sia un uomo senza che un uomo sia Gesù, mi sa che la sparo grossa l'eresia. Ma pazienza"
(tratto da 'Sunset Limited' di Cormac McCarthy)

mercoledì 31 marzo 2010

Salmi 69(68),8-10.21-22.31.33-34.


Per te io sopporto l'insulto

e la vergogna mi copre la faccia;

sono un estraneo per i miei fratelli,

un forestiero per i figli di mia madre.

Poiché mi divora lo zelo per la tua casa,

ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta.

L'insulto ha spezzato il mio cuore e vengo meno.

Ho atteso compassione, ma invano,

consolatori, ma non ne ho trovati.

Hanno messo nel mio cibo veleno

e quando avevo sete mi hanno dato aceto.

Loderò il nome di Dio con il canto,

lo esalterò con azioni di grazie.

Vedano gli umili e si rallegrino;

si ravvivi il cuore di chi cerca Dio,

poiché il Signore ascolta i poveri

e non disprezza i suoi che sono prigionieri.

martedì 30 marzo 2010

Don Gallo



Don Gallo è ancora una volta riuscito a parlare per un’ora e mezza senza annoiare il pubblico: anche in questo è altruista e generoso, non risparmia le sue energie e senza prendersi mai troppo sul serio, trasmette a chi lo ascolta entusiasmo, concetti evangelici, principi civili, sprona ad avere parte attiva nella società, ad essere “partigiani” rifuggendo dall’indifferenza.

Preghiera



Uno splendido famoso testo dei Fratelli Karamazov, nel quale Dostoevskij ci offre una commovente descrizione della preghiera d’intercessione: lo staretz Zosima dice a un giovane, Alioscia: «Ragazzo, non scordare la preghiera […]. Rammenta poi di ripetere dentro di te, ogni giorno, anzi ogni volta che puoi: “Signore, abbi pietà di coloro che oggi sono comparsi dinanzi a te”. Poiché a ogni ora, a ogni istante, migliaia di uomini abbandonano la loro vita su questa Terra e le loro anime si presentano al cospetto del Signore; quanti di loro lasciano la Terra in solitudine, senza che lo si venga a sapere, perché nessuno li piange né sa neppure se abbiano vissuto. Ma ecco che forse, dall’estremo opposto della Terra, si leva allora la tua preghiera al Signore per l’anima di questo morente, benché tu non lo conosca affatto né lui abbia conosciuto te. Come si commuoverà la sua anima, quando comparirà timorosa davanti al Signore, nel sentire, in quell’istante, che vi è qualcuno che prega anche per lei, che sulla terra è rimasto un essere umano che ama pure lei. E lo sguardo di Dio sarà più benevolo verso entrambi, poiché se tu hai avuto pietà di quell’uomo, quanto più ne avrà Lui, che ha infinitamente più misericordia e più amore di te. Egli perdonerà grazie a te».

lunedì 29 marzo 2010

Stanchezza - Dal libro del profeta Isaia 40, 28-31

Non lo sai forse?
Non lo hai udito?
Dio eterno è il Signore,
Creatore di tutta la terra.
Egli non si affatica, né si stanca,
La sua intelligenza è inscrutabile.
Egli dà forza allo stanco
E moltiplica il vigore allo spossato.
Anche i giovani faticano e si stancano,
Gli adulti inciampano e cadono;
Ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza,
Mettono ali come aquile,
Corrono senza affannarsi,
Camminano senza stancarsi.
N.B. E’ uno dei brani che il pilota Ayrton Senna aveva sottolineato nella Bibbia che portava sempre con sé.

Sul matrimonio - Bonhoeffer



Il matrimonio è più del vostro amore reciproco,
ha maggiore dignità e maggior potere.

Finché siete solo voi ad amarvi,
il vostro sguardo si limita nel riquadro isolato della vostra coppia.
Entrando nel matrimonio siete invece un anello della catena di generazioni
che Dio fa andare e venire e chiama al suo regno.

Nel vostro sentimento godete solo
il cielo privato della vostra felicità.

Nel matrimonio, invece, venite
collocati attivamente nel mondo
e ne divenite responsabili.
Il sentimento del vostro amore appartiene a voi soli.
Il matrimonio, invece, è un'investitura e un ufficio.
Per fare un re non basta che lui ne abbia voglia,
occorre che gli riconoscano l'incarico di regnare.
Così non è la voglia di amarvi,
che vi stabilisce come strumento della vita.
E' il matrimonio che ve ne rende atti.
Non è il vostro amore che sostiene il matrimonio:
è il matrimonio che d'ora in poi,
porta sulle spalle il vostro amore.
Dio vi unisce in matrimonio: non lo fate voi,
è Dio che lo fa.
Dio protegge la vostra unità indissolubile
di fronte ad ogni pericolo che la minaccia
dall'interno e dall'esterno.

Dio è il garante dell'indissolubilità.
E' una gioiosa certezza sapere
che nessuna potenza terrena,
nessuna tentazione,
nessuna debolezza
potranno sciogliere ciò che Dio ha unito.

domenica 28 marzo 2010

Irrompe la Pasqua!


Cari fratelli, lo so che la Trinità è molto più che una formula esemplare per noi, e che non è lecito comprimerne la ricchezza alla semplice funzione di analogia. Ma se oggi c’è un insegnamento che dobbiamo apprendere con urgenza da questo mistero, è proprio quello della revisione dei nostri rapporti interpersonali.

Altro che “relazioni”. L’acidità ci inquina. Stiamo diventando corazze. Più che luoghi d’incontro, siamo spesso piccoli centri di scomunica reciproca. Tendiamo a chiuderci. La trincea ci affascina più del crocicchio. L’isola sperduta, più dell’arcipelago. Il ripiegamento nel guscio, più della esposizione al sole della comunione e al vento della solidarietà. Sperimentiamo la persona più come solitario auto-possesso, che come momento di apertura al prossimo. E l’altro, lo vediamo più come limite del nostro essere, che come soglia dove cominciamo a esistere veramente.
Coraggio.

Irrompe la Pasqua!
E’ il giorno dei macigni che rotolano via dall’imboccatura dei sepolcri. E’ l’intreccio di annunci di liberazione, portati da donne ansimanti dopo lunghe corse sull’erba. E’ l’incontro di compagni trafelati sulla strada polverosa. E’ il tripudio di una notizia che si temeva non potesse giungere più e che corre di bocca in bocca ricreando rapporti nuovi tra vecchi amici. E’ la gioia delle apparizioni del Risorto che scatena abbracci nel cenacolo. E’ la festa degli ex-delusi della vita, nel cui cuore all’improvviso dilaga la speranza.

Che sia anche la festa in cui il traboccamento della comunione venga a lambire le sponde della nostra isola solitaria.
Vostro
+ don TONINO, Vescovo

Se questo cardinale diventa papa (avrà mormorato qualcuno) siamo nei guai!!!


NONA STAZIONE
Gesù cade per la terza volta

V/. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R/. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Dal libro delle Lamentazioni. 3, 27-32

È bene per l’uomo portare il giogo fin dalla giovinezza. Sieda costui solitario e resti in silenzio, poiché egli glielo ha imposto; cacci nella polvere la bocca, forse c’è ancora speranza;porga a chi lo percuote la sua guancia, si sazi di umiliazioni. Poiché il Signore non rigetta mai. . . Ma, se affligge, avrà anche pietà secondo la sua grande misericordia.


MEDITAZIONE

Che cosa può dirci la terza caduta di Gesù sotto il peso della croce? Forse ci fa pensare alla caduta dell’uomo in generale, all’allontanamento di molti da Cristo, alla deriva verso un secolarismo senza Dio. Ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa? A quante volte si abusa del santo sacramento della sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza! Quanto poco rispettiamo il sacramento della riconciliazione, nel quale egli ci aspetta, per rialzarci dalle nostre cadute! Tutto ciò è presente nella sua passione. Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna del suo Corpo e del suo Sangue è certamente il più grande dolore del Redentore, quello che gli trafigge il cuore. Non ci rimane altro che rivolgergli, dal più profondo dell’animo, il grido: Kyrie, eleison – Signore, salvaci (cfr. Mt 8, 25).

PREGHIERA

Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa: anche all’interno di essa, Adamo cade sempre di nuovo. Con la nostra caduta ti trasciniamo a terra, e Satana se la ride, perché spera che non riuscirai più a rialzarti da quella caduta; spera che tu, essendo stato trascinato nella caduta della tua Chiesa, rimarrai per terra sconfitto. Tu, però, ti rialzerai. Ti sei rialzato, sei risorto e puoi rialzare anche noi. Salva e santifica la tua Chiesa. Salva e santifica tutti noi. http://www.vatican.va/news_services/liturgy/2005/via_crucis/it/station_09.html

Se questo cardinale diventa papa (avrà mormorato qualcuno) siamo nei guai!!!
Una preoccupazione che si rivelò assolutamente fondata, ma soprattutto provvidenziale per tutta la Chiesa.

http://cogitor.altervista.org/virgolettato/?p=309#more-309