sabato 22 maggio 2010

alcune delle cose che ho imparato nella vita

Ecco alcune delle cose che ho imparato nella vita:
Che non importa quanto sia buona una persona, ogni tanto ti ferirà.
E per questo, bisognerà che tu la perdoni.
Che ci vogliono anni per costruire la fiducia e solo pochi secondi per distruggerla.
Che non dobbiamo cambiare amici, se comprendiamo che gli amici cambiano.
Che le circostanze e l'ambiente hanno influenza su di noi,
ma noi siamo responsabili di noi stessi.
Che, o sarai tu a controllare i tuoi atti, o essi controlleranno te.
Ho imparato che gli eroi sono persone che hanno fatto ciò che era necessario fare, affrontandone le conseguenze.
Che la pazienza richiede molta pratica.
Che ci sono persone che ci amano,
ma che semplicemente non sanno come dimostrarlo.
Che a volte, la persona che tu pensi ti sferrerà il colpo mortale quando cadrai,
è invece una di quelle poche che ti aiuteranno a rialzarti.
Che solo perché qualcuno non ti ama come tu vorresti,
non significa che non ti ami con tutto se stesso.
Che non si deve mai dire a un bambino che i sogni sono sciocchezze:
sarebbe una tragedia se lo credesse.
Che non sempre è sufficiente essere perdonato da qualcuno.
Nella maggior parte dei casi sei tu a dover perdonare te stesso.
Che non importa in quanti pezzi il tuo cuore si è spezzato;
il mondo non si ferma, aspettando che tu lo ripari.
Forse Dio vuole che incontriamo un po' di gente sbagliata
prima di incontrare quella giusta, così quando finalmente la incontriamo,
sapremo come essere riconoscenti per quel regalo.
Quando la porta della felicità si chiude, un'altra si apre,
ma tante volte guardiamo così a lungo a quella chiusa,
che non vediamo quella che è stata aperta per noi.
La miglior specie d'amico è quel tipo con cui puoi
stare seduto in un portico e camminarci insieme,
senza dire una parola, e
quando vai via senti come se è stata la miglior conversazione mai avuta.
È vero che non conosciamo ciò che abbiamo prima di perderlo,
ma è anche vero che non sappiamo ciò che ci è mancato prima che arrivi.
Ci vuole solo
un minuto per offendere qualcuno,
un'ora per piacergli,
e un giorno per amarlo,
ma ci vuole una vita per dimenticarlo.
Non cercare le apparenze; possono ingannare.
Non cercare la salute, anche quella può affievolirsi.
Cerca qualcuno che ti faccia sorridere
perché ci vuole solo un sorriso per far sembrare brillante una giornataccia.
Trova quello che fa sorridere il tuo cuore.
Ci sono momenti nella vita in cui qualcuno
ti manca così tanto che vorresti proprio tirarlo fuori dai tuoi sogni per abbracciarlo davvero! Sogna ciò che ti va; vai dove vuoi;
sii ciò che vuoi essere,
perché hai solo una vita e una possibilità di fare le cose che vuoi fare.
Puoi avere abbastanza felicità da renderti dolce,
difficoltà a sufficienza da renderti forte,
dolore abbastanza da renderti umano,
speranza sufficiente a renderti felice.
Mettiti sempre nei panni degli altri.
Se ti senti stretto, probabilmente anche loro si sentono così.
Le più felici delle persone, non necessariamente hanno il meglio di ogni cosa;
soltanto traggono il meglio da ogni cosa che capita sul loro cammino.
La felicità è ingannevole
per quelli che piangono,
quelli che fanno male,
quelli che hanno provato,
solo così possono apprezzare l'importanza delle persone che hanno toccato le loro vite. L'amore comincia con un sorriso,
cresce con un bacio
e finisce con un the.
Il miglior futuro è basato sul passato dimenticato,
non puoi andare bene nella vita prima
di lasciare andare i tuoi fallimenti passati e tuoi dolori.
Quando sei nato, stavi piangendo e
tutti intorno a te sorridevano.
Vivi la tua vita in modo che quando morirai,
tu sia l'unico che sorride e ognuno intorno a te piange.
Ho imparato...
Che ignorare i fatti non cambia i fatti.
Ho imparato...
Che quando vuoi vendicarti di qualcuno lasci solo che
quel qualcuno continui a farti del male.
Ho imparato...
Che l'amore, non il tempo guarisce le ferite.
Ho imparato...
Che il modo più facile per crescere come persona
è circondarmi di persone più intelligenti di me.
Ho imparato...
Che quando serbi rancore e amarezza
la felicità va da un'altra parte.
Ho imparato...
Che un sorriso è un modo economico per migliorare il tuo aspetto.
Ho imparato...
Che quando tuo figlio appena nato tiene il tuo dito
nel suo piccolo pugno ti ha agganciato per la vita.
Ho imparato...
Che tutti vogliono vivere in cima alla montagna
ma tutta la felicità e la crescita avvengono mentre la scali.
Ho imparato...
Che è meglio dare consigli solo in due circostanze:
quando sono richiesti e quando ne dipende la vita.
Ho imparato...
Che la miglior aula del mondo è ai piedi di una persona anziana.
Ho imparato...
Che quando sei innamorato, si vede.
Ho imparato...
Che appena una persona mi dice, "mi hai reso felice! ",
ti rende felice.
Ho imparato...
Che essere gentili è più importante dell'aver ragione.
Ho imparato...
Che non bisognerebbe mai dire no ad un dono fatto da un bambino.
Ho imparato...
Che posso sempre pregare per qualcuno,
quando non ho la forza di aiutarlo in qualche altro modo.
Ho imparato...
Che non importa quanto la vita richieda che tu sia serio...
Ognuno ha bisogno di un amico con cui divertirsi.
Ho imparato...
Che talvolta tutto ciò di cui uno ha bisogno è
una mano da tenere ed un cuore da capire.
Ho imparato...
Che dovremmo essere contenti per il fatto che
Dio non ci dà tutto quel che gli chiediamo.
Ho imparato...
Che i soldi non possono acquistare la classe.
Ho imparato...
Che sono i piccoli avvenimenti giornalieri a fare la vita così spettacolare.
Ho imparato...
Che sotto il duro guscio di ognuno c'è
qualcuno che vuole essere apprezzato e amato.
Ho imparato...
Che il signore non ha fatto tutto in un giorno solo.
Cosa mi fa pensare che io potrei?
Ho imparato...
Che ogni persona che incontri merita d'essere salutata con un sorriso.
Ho imparato...
Che non c'è niente di più dolce che
dormire coi tuoi bambini e sentire il loro respiro sulle tue guance.
Ho imparato...
Che nessuno è perfetto, fino a quando non te ne innamori.
Ho imparato...
Che la vita è dura, ma io sono più duro.
Ho imparato...
Che le opportunità non si perdono mai,
qualcuno sfrutterà quelle che hai perso tu.
Che desidererei aver detto una volta in più a mio padre che lo amavo,
prima che se ne andasse.
Ho imparato...
Che ognuno dovrebbe rendere le proprie parole soffici e tenere,
perché domani potrebbe doverle rimangiare.
Ho imparato...
Che non posso scegliere come sentirmi,
ma posso scegliere cosa fare con queste sensazioni.
Lavora come se non avessi bisogno dei soldi
 ama come se nessuno ti avesse mai fatto soffrire
balla come se nessuno ti stesse guardando
canta come se nessuno ti stesse sentendo...
Paulo Coelho

Nulla due volte

 Nulla due volte accade
né accadrà. Per tale ragione
si nasce senza esperienza,
si muore senza assuefazione.

Anche agli alunni più ottusi
della scuola del pianeta
di ripeter non è dato
le stagioni del passato.

Non c’è giorno che ritorni,
non due notti uguali uguali,
né due baci somiglianti,
né due sguardi tali e quali.

Ieri, quando il tuo nome
qualcuno ha pronunciato,
mi è parso che una rosa
sbocciasse sul selciato.

Oggi, che stiamo insieme,
ho rivolto gli occhi altrove.
Una rosa?  Ma cos’è?
Forse pietra, o forse fiore?

Perché tu, malvagia ora,
dài paura e incertezza?
Ci sei – perciò devi passare.
Passerai – e qui sta la bellezza.

Cercheremo un’armonia,
sorridenti, fra le braccia,
anche se siamo diversi
come due gocce d’acqua.
(“Nulla due volte” / APPELLO ALLO YETI (1957) –  Wisława Szymborska)

Canti nuovi

Dice la sera: “Ho una gran sete d’ombra!”
Dice la luna: “Io ho sete di stelle”
La fonte cristallina chiede labbra
ed il vento sospiri.


Io ho sete di profumi e di risate.
Sete di canti nuovi
senza luna né gigli,
e senza amori morti.


Un canto mattutino che increspi
i ristagni tranquilli
dell’avvenire. E riempia di speranza
le sue onde e i suoi fanghi.


Un canto luminoso e riposato
ricolmo di pensiero,
verginale d’angosce e di tristezze,
verginale di sogni.


Canto che riempia senza carne lirica
di risate il silenzio.
(come uno stormo di colombe cieche
lanciate nel mistero).


Canto che  vada all’anima delle cose
e all’anima dei venti
e che riposi infine nella gioia
di questo cuore eterno.

Vega de Zujaira, agosto  1920
(“Canti nuovi” Federico García Lorca)

l'alunno frammentato

"Invece di organizzare la conoscenza secondo schemi ordinati, la società dell'informazione offre un'enorme quantità di segni decontestualizzati, connessi tra loro in maniera più o meno casuale. (...) Per riassumere: se si distribuisce una crescente quantità di informazioni a una velocità anch'essa crescente, diventa sempre più difficile creare narrazioni, ordini e sequenze evolutive. C'è il rischio che i frammenti prendano il sopravvento, con conseguenze rilevanti sul modo di rapportarsi al sapere, al lavoro e allo stile di vita in senso lato".
Da Il tempo tiranno di Hylland Eriksen

Puoi tu indicarmi qualcuno che sappia attribuire al tempo tutto il suo valore, che apprezzi giustamente la sua giornata e capisca che anche lui come ogni essere umano va morendo giorno per giorno?

Seneca consiglia a Lucilio nelle sue celebri lettere:
“Fa così, o mio Lucilio, rivendica la piena signoria di te stesso, e serba per te il tempo che fin'ora ti era portato via, o andava perduto. Persuaditi che è veramente, come io ti scrivo : le nostre ore ci vengono sottratte qualche volta colla forza e qualche volta coll'astuzia e altra volta poi ci scorrono via senza che quasi ce ne avvediamo. Ma la perdita di tempo che più ci fa vergogna è quella che avviene per nostra negligenza. Se ben rifletti, dobbiamo convenire che la maggior parte della vita ci sfugge nel fare il male, gran parte nel non fare nulla e tutta quanta nel fare altro da quello che dovremmo fare. Puoi tu indicarmi qualcuno che sappia attribuire al tempo tutto il suo valore, che apprezzi giustamente la sua giornata e capisca che anche lui come ogni essere umano va morendo giorno per giorno? Questo è un nostro comune errore, che guardiamo la morte come un avvenimento che sta avanti a noi nell'avvenire: invece per gran parte essa sta ormai dietro di noi e tiene in suo potere il passato della nostra vita”.
Non ho tempo, è il ritornello che ci impedisce, a volte, anche di intessere relazioni interpersonali significative o durature. Un tempo quindi che non possediamo, ma che ci possiede.
«Tutta l’infelicità degli uomini deriva da una sola causa: dal non saper restarsene tranquilli, in una camera» diceva quattro secoli fa Pascal e Bauman ci dice che “chi non controlla il presente non può sognarsi di controllare il futuro" e continua affermando che «abbiamo bisogno di una educazione permanente per avere la possibilità di scegliere in maniera consapevole».
Sospendi il tempo per abitarlo con calma e serenità ed indugia in modo da cogliere tutto ciò che in una vita in corsa ci sfugge e perdiamo inevitabilmente.

carenza di "umanità"

Si fa un gran parlare di “bullismo”, di come combatterlo, di cosa fare. Ne parliamo come se “i bulli” appartenessero ad un altro pianeta, marziani che hanno invaso la terra e da cui dobbiamo liberarci. Li osserviamo a distanza come se fossero un fenomeno da studiare per poi scriverci qualche bel libro sopra o fare qualche convegno. Alla fine diventa un altro modo per guadagnare (perché i convegni costano e i relatori sono spesso molto ben pagati), quando alcuni piccoli gesti potrebbero fare la differenza.
Quando capita qualche episodio di prevaricazione in classe, io e qualche mio collega ne abbiamo sempre parlato in classe, abbiamo abituato dal primo giorno i ragazzi a “dare risposte” a dire perché avevano detto o fatto qualcosa che aveva anche solo offeso un loro compagno. Li abbiamo abituati a "guardarsi negli occhi", a fare i conti con quel "volto" dell'altro di cui parla tanto Levinas. Un lavoro attento e continuo che ha sempre dato risultati molto incoraggianti, che sono l'inizio di un'educazione civica praticata nella vita e non solo ridotta a vuote nozioni.

L’altro giorno una ragazza che ha ormai terminato la scuola media, ha parlato con una mia collega e ha denunciato che nella sua classe, in un liceo scientifico rinomato per essere “ben frequentato”, un suo compagno era oggetto di continue prese in giro di compagni e a volte di piccoli e grandi atti di aggressione. Le ha chiesto “cosa posso fare?”. La mia collega le ha consigliato di cercare tra i suoi insegnanti uno che fosse disponibile a parlarne, ad affrontare il problema.
Tre giorni dopo la risposta via mail della ragazza: “Cara professoressa, ho parlato con tutti i miei insegnanti, tutti, dico tutti, mi hanno detto che non avevano tempo di affrontare problemi che riguardavano i nostri rapporti, che dovevamo arrangiarci perché loro devono andare avanti col programma. Non mi scoraggio: l’unica cosa che posso, però, fare è stargli sempre vicino io”.
Mi chiedo chi siamo noi adulti per poter dire di "no" alla richiesta di una ragazza che chiede aiuto per un suo compagno in difficoltà? Mi chiedo come possiamo sentirci ancora "educatori"? E di che cosa è fatto questo tempo che non si deve perdere? Dove scappa? E che cosa è questo "programma" che scandisce la nostra tabella di marcia come fossimo soldatini che obbediscono tanto da non poter soccorrere nessuno, perchè bisogna andare "avanti". Avanti verso dove? Forse verso una società sempre più indifferente soprattutto verso i giovani di cui si parla tanto, ma con cui si parla pochissimo. Come dice la Vegetti Finzi: "Viviamo in quella che è stata definita la «società degli individui», una comunità dove non si è mai isolati ma sempre soli".

Da tempo vado in giro a parlare di scuola e vi assicuro che quello che si sente in giro è sconfortante. Vi invito anche ad andare a leggere quello che ha scritto in un post La signora in rosso. E come dice lei, anche io "Questa Italia non la voglio".
Non solo manca materiale didattico, ci sono stati tagli e quant’altro, quello che oggi è molto carente è quell’umanità che sola ci potrebbe salvare, come dice Hanna Arendt in “Tempi bui”.
Ma di questa carenza di "umanità" pochi ne parlano.

a letteratura (e forse solo la letteratura) può creare degli anticorpi che contrastino l'espandersi della peste del linguaggio".

"Alle volte mi sembra che un'epidemia pestilenziale abbia colpito l'umanità nella facoltà che più la caratterizza, cioè l'uso della parola, una peste del linguaggio che si manifesta come perdita di forza conoscitiva e di immediatezza, come automatismo che tende a livellare l'espressione sulle formule più generiche, anonime, astratte, a diluire i significati, a smussare le punte espressive, a spegnere ogni scintilla che sprizzi dallo scontro delle parole con nuove circostanze.
Non mi interessa qui chiedermi se le origini di questa epidemia siano da ricercare nella politica, nell'ideologia, nell'uniformità burocratica, nell'omogeneizzazione dei mass-media, nella diffusione scolastica della media cultura. Quel che mi interessa sono le possibilità di salute. La letteratura (e forse solo la letteratura) può creare degli anticorpi che contrastino l'espandersi della peste del linguaggio".

Italo Calvino ne "Lezioni americane"

Chi ancora è vivo non dica: mai!

Bertolt Brecht ne "La lode della dialettica" possa essere vero anche oggi.

L'ingiustizia oggi cammina con passo sicuro.
Gli oppressori si fondano su diecimila anni.
La violenza garantisce: Com'è, così resterà.
Nessuna voce risuona tranne la voce di chi comanda
e sui mercati lo sfruttamento dice alto: solo ora io comincio.
Ma fra gli oppressi molti dicono ora:
quel che vogliamo, non verrà mai.
Chi ancora è vivo non dica: mai!
Quel che è sicuro non è sicuro.
Com'è, così non resterà.
Quando chi comanda avrà parlato,
parleranno i comandati.
Chi osa dire: mai?
A chi si deve, se dura l'oppressione? A noi.
A chi si deve, se sarà spezzata? Sempre a noi.
Chi viene abbattuto, si alzi!
Chi è perduto, combatta!
Chi ha conosciuto la sua condizione, come lo si potrà fermare?
Perché i vinti di oggi sono i vincitori di domani
e il mai diventa: oggi!

venerdì 21 maggio 2010

Il silenzio del cuore

Signore, fai in fretta,
non c’è più tempo

Ti donerò il tempo, dice il Signore
il tempo dell’attesa
il tempo della ricerca
il tempo delle domande

Signore, fai in fretta,
donami le parole

Ti donerò il silenzio, dice il Signore
il silenzio per il dolore
il silenzio per la vita che nasce
il silenzio del cuore

http://viaggidaquilone.splinder.com/tag/piccolipensieri

Lo vuoi capire che il mondo non è solo casa tua?


confini
Nessuno può rubarti nulla
se ciò che hai di più caro è la tua coscienza
nessuno può rubarti nulla
se ciò che hai di più caro sono i tuoi pensieri
Lo vuoi capire che il mondo non è solo casa tua?
e non vi sono immigrati ma solo viandanti
e non vi sono stranieri ma solo vicini
non vi sono confini

Luca Bassanese

manda il tuo Spirito a purificare i nostri cuori

Il risveglio è come una nuova nascita, iniziare bene la giornata è una pratica utile e necessaria. Prima di cominciare le vostre preghiere fate il segno della Croce e, subito dopo, lasciate qualche minuto di silenzio. Si deve poter sentire il battito del pendolo, o il ronzio del frigorifero o della lavatrice. Questo silenzio ci dispone a sentire la presenza di Dio
Padre santo, ti ringrazio per avermi donato questo giorno concedendomi di continuare la celebrazione del mistero della risurrezione del tuo Figlio. Concedimi oggi di incontrarmi col Signore risorto: nell'ascolto della sua parola, nella partecipazione alla divina Eucaristia, nel fratello col quale condivido la mia giornata. Te lo chiedo per Cristo nostro Signore.
Guarda con bontà, Signore,
le offerte che ti presentiamo,
e perché ti siano pienamente gradite
manda il tuo Spirito a purificare i nostri cuori.
Donaci il tuo Santo Spirito che ci guidi a seguire sempre più fedelmente il tuo Figlio Unigenito.
Non avendo potuto pregare per le troppe distrazioni, trovando difficoltà ad ancorare la mente e il cuore a uqnato tenracvo di dire, non sapendo procedere oltre...
pensieri di Tommaso Moro

"Fermiamoci un poco a riflettere devotamente sull'immagine del nostro condottiero, Gesù il Cristo, prostrato in preghiera. Se vi rifletteremo con attenzione, un raggio di quella luce che illumina ogni uomo che viene al mondo rischiarerà il nostro animo; e riusciremo a vedere, riconoscere, deplorare e infine correggere quel nostro abituale modo di pregare che non è solo negligenza, pigrizia o torpore, ma addirittura ottusità, insensatezza, insensibilità di pietra.
Quasi tutti ci rivolgiamo a Dio onnipotente non con devota reverenza, ma con assonnata pigrizia. Pretendiamo che ci ascolti; ma io temo proprio che pregando in quel modo, anziché fargli cosa grata e rendercelo propizio, lo irritiamo fino al punto di muoverlo a collera. Se una volta, appena finito di recitare le preghiere, provassimo a ricostruire tutto quello che ci è passato per la mente durante quel breve tempo, quante sciocchezze emergerebbero alla memoria? Quante futilità, a volte quante sconcezze? Certo ci stupiremmo che in quell'esiguo tratto di tempo il nostro pensiero abbia peregrinato per tanti luoghi lontanissimi l'uno dall'altro, perdendosi in tante disparate, varie e oziose faccende.
Credo che se per esperimento qualcuno si proponesse di far vagare la mente nelle più svariate direzioni, probabilmente non riuscirebbe a toccare in così poco tempo tante cose e così eterogenee come quando la mente se ne va girovagando per conto suo mentre le labbra mormorano meccanicamente le preghiere d'ora e quelle di uso comune.
Così, se qualcuno avesse curiosità o desiderio di sapere quali immagini affollano i nostri sogni mentre dormiamo, non saprei trovare migliore similitudine che paragonare i fantasmi che occupano la nostra mente nel sonno alle strampalate divagazioni che occupano da svegli la mente di coloro che pregano in modo fiacco e torpido (ammesso che pregare così sia essere svegli); con la sola differenza che le cervellotiche stravaganze che mulina il loro pensiero mentre le labbra macinano vuoti suoni, sono a volte così insensate e così sconvenienti che, se fossero sogni, nessuno di loro, svegliandosi, avrebbe l'impudenza di raccontarle neppure a dei mozzi di stalla".

giovedì 20 maggio 2010

anche il mio corpo riposa al sicuro

Accresci in noi la fede nella tua preghiera onnipotente e nell'azione dello Spirito Santo, affinché possiamo diventare docili ed efficaci strumenti della tua unità che salva il mondo.

Venga, o Padre, il tuo Spirito e
ci trasformi interiormente con i suoi doni;
crei in noi un cuore nuovo,
perché possiamo piacere a te
e cooperare al tuo disegno di salvezza.

SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 15)

R. Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto a Dio: "Sei tu il mio Signore".
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita. R.
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio cuore mi istruisce.
Io pongo sempre innanzi a me il Signore,
sta alla mia destra, non posso vacillare. R.
Di questo gioisce il mio cuore, esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro,
né lascerai che il tuo santo veda la corruzione. R.
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena nella tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra. R.
E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me.(Gv 17,20-26)

Padre misericordioso e onnipotente, sole di giustizia e fonte di ogni bene, mentre declina il giorno rischiara le nostre menti perché oltre le penombre che oscurano la verità possiamo scorgere l'icona del tuo volto. Tutto sia visto nell'unità del tuo Cristo e nella comunione dello Spirito Santo.

prendere decisioni

 Non è facile penetrare con le parole fino al fondo delle cose... a volte però credo che si tratti soprattutto di pigrizia. Eppure anche quando non ti lasci vincere da questo vizio, le parole non sempre raggiungono lo scopo come quello che descrivo sott. E' tutta notte che mi arrovello intorno a una questione. Un mare di parole per descrivere, puntualizzare, chiarire, risolvere, decidere, agire... tutto sembra naufragare  e da buon marinario prima di colare a picco butto la scialuppa...
 Prendere decisioni comporta una presa di posizione che può mettere in difficoltà l'altro: invece di ottenere quello che è necessario, si ha come risultato non solo un qualcosa che lascia insoddisfatti entrambi le parti, ma tanto meno si raggiunge quello che si desidera. Allora la cosa saggia è metterla in preghiera...

Signore ho cercato il consiglio del tuo Spirito,
lo invoco, faccio silenzio, lo ascolto.
La tua voce non mi è chiara,
forse perchè ho fretta di passare all'azione.
Tu rallenta il mio passo,
parla al mio fianco.
Ho deciso come ritenevo giusto
e prego che sia secondo il tuo disegno.
Tu mi scruti e mi conosci,
come scruti e conosci ogni mio prossimo.
Non so cosa ne scaturirà,
tempo di preconfezionarsmi il discorso.
Confido che ne trarrai il meglio
assistendomi con la tua provvidenza:
che io sia strumento docile nelle tue mani.
Sia fatta la tua Volontà.
Poichè hai scelto di servirti di me,
farò ricorso umilmente alla mia intelligenza
sempre pregandoti di benedire le mie riflessioni
e render giuste le mie azioni.
Devo tenermi in contatto con te,
vale a dire col mio dentro dove tu abiti,
altrimenti potrei andare male,
smarrirmi in ogni momento,
anche adesso;
per questo non passare oltre,
suggeriscimi le parole.

mercoledì 19 maggio 2010

Può tuttavia accadere ...di mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro

«Può tuttavia accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli uomini a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro. In effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso. Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civiltà e dell'abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare. Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti. In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri... Se un individuo abile e ambizioso riesce a impadronirsi del potere in un simile momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia sopruso. Basterà che si preoccupi per un po' di curare gli interessi materiali e nessuno lo chiamerà a rispondere del resto. Che garantisca l'ordine anzitutto! Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell'ordine è già schiava in fondo al cuore, schiava del suo benessere e da un momento all'altro può presentarsi l'uomo destinato ad asservirla. Quando la gran massa dei cittadini vuole occuparsi solo dei propri affari privati i più piccoli partiti possono impadronirsi del potere. Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all'universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo».
Tratto da De la démocratie en Amerique di Alexis De Tocqueville, 1840.

LA PAZIENZA, UNITA ALLE ALTRE VIRTÙ

Bisogna tollerare con pazienza non solo di essere ammalati, ma anche di esserlo della malattia che Dio vuole, dove egli vuole, tra le persone che vuole e con i disagi che vuole: e così per tutte le altre sofferenze. Quando sopraggiungerà il male, adopera pure tutti i rimedi che saranno possibili e conformi al volere di Dio, perché fare diversamente sarebbe tentare la sua divina Maestà. Ma poi, fatto questo, attendi con piena rassegnazione quell'effetto che Dio vorrà. Se a lui piacerà che i rimedi vincano il male, lo ringrazierai umilmente; se invece gli piacerà che il male prevalga sui rimedi, benedicilo con pazienza.
Io sono del parere di S. Gregorio: quando verrai accusata giustamente per una colpa da te commessa, umiliati profondamente e confessa di meritare l'accusa mossa contro di te. Se invece l'accusa è falsa, scusati in bel modo, negando di essere colpevole, perché devi questo riguardo alla verità e all'edificazione del prossimo: se però, dopo la tua vera e legittima scusa, continuano ad accusarti, non turbarti e non cercare di fare accettare la tua scusa, perché - dopo aver reso omaggio alla verità devi renderlo anche all'umiltà. In questo modo non verrai meno alla sollecitudine che devi avere per la tua buona fama, né all'affetto che devi nutrire verso la tranquillità, la dolcezza del cuore e l'umiltà.
Lamentati il meno possibile dei torti ricevuti perché è certo che, in genere, chi si 'lamenta cade in qualche peccato, dato che il nostro amor proprio ci fa sempre sentire le ingiurie più grandi di quanto non siano: ma soprattutto non lamentarti con persone facili a sdegnarsi e a pensar male. Se fosse opportuno dolerti con qualcuno - o per rimediare all'offesa o per calmare il tuo spirito - devi procurare che ciò avvenga con anime miti e che amano veramente Dio, perché altrimenti, invece di sollevarti il cuore, lo getterebbero in maggiori inquietudini e invece di cavarti dal piede la spina che ti punge, te la ficcherebbero dentro più di prima...
Il vero paziente non piange il suo male, né desidera di essere compianto dagli altri, ma ne parla con un linguaggio schietto, verace e semplice, senza lamenti, senza rammarichi, senza esagerazioni. Se lo compiangono, lo sopporta pazientemente, tranne quando lo compatiscono di un male che non ha; perché allora dichiara modestamente che non ha quel male e se ne sta tranquillo tra la verità e la pazienza, dicendo il male che ha, senza lagnarsene... Quando sarai malata, offri tutti i tuoi dolori, pene e debolezze a Nostro Signore e supplicalo di unirti ai tormenti che egli ha sofferto per te. Obbedisci al medico, prendi le medicine, gli alimenti e gli altri rimedi per amore di Dio, richiamando alla mente il fiele che Gesù ha preso per nostro amore. Desidera ,di guarire per servirlo; non rifiutare di patire per obbedirgli e sii disposta anche a morire se così gli piace, per lodarlo e godere in lui.

* Introduction à la vie dévote, parte 3", cap. 3° - Edizione completa delle Visitandine - tomo 3 - pp. 133-138.

San Francesco di Sales *
Nato nel 1567 nei pressi di Annecy, Francesco di Sales diede, giovanissimo, i segni di una vocazione all'apostolato sacerdotale. Divenuto sacerdote dopo gli studi a Parigi e a Padova, è dapprima prevosto della Chiesa di Ginevra e predica agli abitanti del Chablais per ricondurli al cattolicesimo. Nel 1602 è elevato al seggio episcopale di Ginevra. Sotto la sua direzione S. Giovanna di Chantal fonda la Visitazione. Morì in un monastero di questo Ordine, a Lione, nel 1622.
La dolcezza, l'affabilità, la carità e una deliziosa bonarietà appaiono dappertutto nella sua vita e nei suoi scritti, ma nascondono un temperamento ardente che ha saputo pacificarsi aprendosi alla grazia di Dio

Accolgo questo giorno

Padre buono, accolgo questo giorno dalle tue mani, con la fiducia di un bambino.
Solo per te, per te presente nei miei prossimi, siano i pensieri e le opere. E che io possa essere nel mondo, oggi, un raggio del tuo amore che illumina e riscalda i cuori degli uomini.

Non ho desiderato né argento, né oro, né la veste di nessuno. Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani.
In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù che disse: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!(At 20,28-38)
Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.(Gv 17,11b-19)
Noi discepoli di Gesù, non possiamo appartenere al mondo, perché questi si pone esattamente agli antipodi, rispetto ai valori predicati da Cristo. Non possiamo nemmeno demonizzarlo, dal momento che esso è destinatario sia della missione di Gesù sia di quella che lui ha affidato a noi.
Il Signore preferisce aver pazienza, lasciarci soffrire un poco, ma tentare di salvare tutti.

martedì 18 maggio 2010

Ci vuole una vita per imparare ad essere autentici...

Quando fa comodo vengono soppresse o accantonate ... le parole.
Un esempio? La bugia.
Attorno alla bugia c’è una complicità tale che la giustifica:
c’è la bugia benevola,amorosa,pietosa,giocosa,infantile,
spontanea,dovuta,professionale,necessaria.
C’è la bugia buona a scopo di bene,
quella vela che va detta a onor del vero.
E’ talmente diffusa che ha cambiato nome:
furbizia,astuzia,compromesso,trucco,raggiro.
Tutti dicono le bugie: piccoli, grandi,figli,genitori,infermieri,
malati,medici,ambulanti, preti,suore,fidanzati,coniugi,politici,giornalisti…
Sembra sotto anestesia,perché,a differenza della verità,non fa male
Ha il naso lungo,le gambe corte,gli occhi di gatto,
le mani attaccaticce come zucchero filato,
un profilo ingobbito,ripiegato su di sé.
E’ una farfalla non è un fiore ma sta volentieri tra i fiori
Assomiglia alle nuvole che si accumulano:ti tolgono il sole,lo splendore
Perché si dicono le bugie?
Una via d’uscita c’è,il tuo prestigio non è in gioco…
La sincerità è una zolla di terra dove trova radice la nostra umanità.
Da lì nasce il nostro futuro,la libertà di sognare in grande,la nostra vitalità.
La sincerità non ha prezzo perché non può essere messa in vendita.
E’ un vaaggio misterioso tra le nostre emozioni.
Non ci sono mezze verità o mezze bugie,
il si è si il no è no.
Mentire è tradire la mente.
La verità rende liberi , abita il cuore dell’uomo.
Muoiono le parole?
Ci vuole una vita per imparare ad essere autentici,
basta un attimo perché una sola bugia allontani da questo traguardo .


( C. Terraneo )

"La gentilezza nel parlare crea fiducia
la gentilezza nel pensare crea profondità
la gentilezza nel donare crea amore"
(Lao Tzu)

viaggio

Mi siedo
ai margini della strada
mentre il guidatore
cambia la ruota...
non sono contento da dove vengo.
Non sono contento di dove vado.
Perchè allora
guardo con impazienza
il cambio della ruota?

(Bertolt Brecht)


Lungo molti anni
a grande prezzo,
viaggiando attraverso molti paesi,
andai a vedere alte montagne
andai a vedere oceani.

Soltanto non vidi
dallo scalino della mia porta
la goccia di rugiada scintillante
sulla spiga di grano.

Rabindranath Tagore



..."scrivere e' sempre
nascondere qualcosa
in modo che venga poi scoperto."


- Italo Calvino -

Con le parole bisogna stare attenti. Molto spesso sortiscono effetti indesiderati.
Le parole sono il prodotto di un incontro tra il reale e simbolico che va nella direzione della costruzione di un codice attraverso cui incontrarsi con l’altro.
Ma quando una parola non si presenta diffusa, il rischio di non comunicare ai nostri simili ciò che vogliamo dire o i nostri sentimenti è altissimo. Questo può essere il destino di termini anche estremamente positivi.

Signore, se è di troppo chiederti l'innocenza del fanciullo

Come è lucida la descrizione del momento attuale riportata da Turoldo, per grazia sempre Lui ci viene in soccorso prestandoci una sua preghiera.

"Quando un popolo è indifferente,
allora sorgono le dittature
e l'umanità diventa un gregge solo,
appena una turba senza volto;
allora il bene è uguale al male,
il sacro al profano;
e l'amore è unicamente piacere,
un male il sacrificio,
un peso la libertà e la ricerca".

"Signore,
se è di troppo chiederti
l'innocenza del fanciullo,
donaci almeno
la capacità di un rimorso;
scrivi in noi le tavole dei comandamenti,
da' carne al tuo mandato nuovo."

L'opera potrebbe essere una preghiera, i suoi risultati non dovrebbero interessarmi.

Signora, Regina del Cielo,
fammi entrare con la preghiera
nella solitudine,
nel silenzio
e nell'unità
affinchè tutte le mie vie siano immacolate in Dio.
Fa' che io accetti con serenità
qualsiasi oscurità possa circondarmi,
trovandoLo sempre accanto a me,
nella Sua Misericordia.
Fa' che io conservi il silenzio
in questo mondo, ma solo nella misura e nel modo
che Egli vuole.
Fammi almeno scomparire in ciò che scrivo.
Non dovrebbe
significare nulla di speciale per me,
nè nuocere al mio raccoglimento.
L'opera potrebbe essere una preghiera,
i suoi risultati non dovrebbero interessarmi.
Dialoghi con il Silenzio- T.Merton

alzo a te la mia preghiera all'inizio di un nuovo giorno, dono del tuo amore

Anch'io, o Padre, come il Figlio tuo, Gesù Cristo, innalzo a te la mia preghiera all'inizio di un nuovo giorno, dono del tuo amore.
Non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio.
"Questa è la vita eterna:
conoscere te, unico vero Dio,
e colui che hai mandato Gesù Cristo".
Alleluia. (Gv 17,3)
Quando verrò a te, Padre santo, al tramonto di questa giornata, possa io ringraziarti dei doni con cui avrai accompagnato il mio lavoro, come umile collaborazione all'opera di salvezza del Figlio tuo.
La riflessione sul testamento pastorale di Paolo, potrebbe indurci a un certo pessimismo. L'apostolo ha faticato in modo eccezionale, e forse irripetibile; ciò nonostante i risultati sembrano essere molto scarsi. Il futuro stesso non lascia presagire nulla di buono: la salita a Gerusalemme assomiglia più a una passione da consumarsi, che a un trionfo da gustare. Eppure Paolo è pieno di fiducia nel Signore e nello Spirito. Noi, purtroppo, dobbiamo ammettere che stiamo faticando molto meno di lui per il regno di Dio; eppure potremmo esser ugualmente tentati di tralasciare anche il poco che stiamo facendo, a causa dell'avvilimento che ci afferra, quando tentiamo un bilancio dei nostri risultati, e della chiesa in generale.

lunedì 17 maggio 2010

quali cose mi devono importare per essere degno di Te

Spesso nella notte che ci coglie, tutto perde di spessore. Soprattutto quando le cose non sono illuminate da false luci, anche dalla nostra torcia, divengono evanescenti. Il buio le rende uguali, ugualmente distanti, paurose o amiche. L'orologio regolarmente e incessantemente sospinge avanti il tempo. Il passato non sembra trascorso perchè le cose che ritenevo importanti non mi sorregono, mentre quelle che invece non consideravo...è bene non fidarsi troppo del fascio di luce della nostra torcia e di come lo indirizziamo

Stanotte, e ogni notte, è la stessa domanda.
Qui, ora, di notte, con questo enorme orologio che fa tic tac al mio fianco destro, la torcia elettrica in mano e le scarpe di ginnastica ai piedi, ho l'impressione che tutto sia irreale.
E' come se il passato non fosse mai esistito.
Le cose che pensavo fossero così importanti- per lo sforzo che vi mettevo- si sono rivelate di poco valore.
Le cose a cui non avevo mai pensato, le cose che non ho mai saputo misurare ed aspettarmi, quelle erano le cose che importavano.
Ma in questa oscurità non saprei dire con certezza che cos'era che importava.
Questo fa parte della tua domanda a cui non si sa rispondere.
Dialoghi con il Silenzio- T.Merton

Lasciami riposare nella tua volontà e stare in silenzio

La via che mi hai aperto davanti è una via facile, rispetto a quella difficile della mia propria volontà che riconduce indietro in Egitto e a mattoni di paglia.
Se permetti alla persone di lodarmi, non mi preoccuperò.
Se permetti che mi biasimino, me ne preoccuperò ancor di meno.
Se tu mi mandi del lavoro, mi ci dedicherò con gioia.
Sarà riposo per me perchè è la tua volontà.
Se mi mandi del riposo, riposerò in te.
Salvami soltanto da me stesso.
Salvami dal mio proprio privato, rovinoso impulso a cambiare ogni cosa, ad agire senza ragione, a muovermi per il gusto del movimento, a scompigliare tutto quello che hai preordinato.
Lasciami riposare nella tua volontà e stare in silenzio. Allora la luce della tua gioia riscalderà la mia vita. Il suo fuoco brucerà nel mio cuore e risplenderà per la tua gloria. Questo è ciò per cui vivo. Amen, amen.
Dialoghi con il Silenzio - T. Merton

Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!".

Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!".
La fede provata si smarrisce, l'uomo dubita e non è più capace di rapporto, non sente più il fascino di una compagnia guidata e se ne va lontano per la sua strada.
La prova cui Gesù fa riferimento, la croce, disperde i suoi, ma lui non resta solo, perché egli è dall'origine "con".
La solitudine del Crocifisso rivela allora il volto ultimo di Dio: Misericordia.
È per questa Misericordia che la prova non ci deve atterrire. Per essa dobbiamo stare nella pace.
In effetti la Misericordia crocifissa ha vinto il mondo.
Nella notte del mondo, Signore, tu sei la nostra pace.
Vegliamo allora con Maria e aspettiamo pregando il Padre dei poveri, lo Spirito Santo.
Riempirà le nostre lampade di coraggio perché possiamo passare, con te e come te, attraverso le sofferenze del nostro tempo.
Nonostante Cristo sia il miglior maestro non abbiamo ancora imparato la lezione.
Immaginiamo ora di essere in un classe durante una lezione. Il professore spiega, già da tempo, un argomento piuttosto impegnativo. Al termine della lezione chiede agli studenti se hanno compreso; questi, pur di non doversi sorbire una nuova spiegazione, rispondono in coro di sì. Se il docente si fida della risposta, la classe per il momento ci fa una bella figura; se, invece, inizia a fare domande, allora sono guai. E' capitata una situazione simile ai discepoli di Gesù, e capita spesso anche a noi. Disertiamo la liturgia della Parola, o arriviamo in ritardo; ascoltiamo le letture e l'omelia con la sufficienza di studentelli che credono di conoscere già la materia. In tal modo, ci capita sistematicamente di sbagliare il compito a casa, che il Signore ci assegna ogni settimana, al termine della celebrazione eucaristica. Il guaio è che, la domenica dopo, ripetiamo imperterriti lo stesso errore di superficialità e di presunzione; e chissà da quanto tempo l'andiamo commettendo. Il Signore, con tanta amarezza, è obbligato ad avvertirci che il nostro comportamento fa sì che ci ritroviamo, anno dopo anno, sempre nella medesima classe, perché non meritiamo la promozione in quella superiore. Per uscire da questa situazione imbarazzante sarà bene che ci lasciamo aiutare dallo Spirito Santo, dal momento che è specialista nel risolvere i casi quasi disperati.
http://www.laparola.it/meditaoggi.php

domenica 16 maggio 2010

Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza

Accordaci la grazia di saperti incontrare nei tuoi sacramenti, di ascoltarti nella tua Parola, di amarti e rispettarti nei tuoi fratelli, che sono anche nostri fratelli.
Cristo, dopo essersi offerto una volta per tutte allo scopo di togliere i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione col peccato, a coloro che l'aspettano per la loro salvezza. Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha promesso. (Eb 9,24-28; 10,19-23)